Non per questo, però, è vietato esprimere opinioni che poi sono semplici sensazioni: Vincenzo Torrente – tanto per cominciare – trova un ambiente carico e motivato e che al di là delle frasi di circostanza vuole vincere dopo anni trascorsi nelle retrovie del calcio che conta. Dai fasti della A ai due fallimenti in sei anni per poi ricominciare daccapo, dalla D alla B in quattro anni. La gente di Salerno vuole vincere, la piazza è ad altissima pressione e questo potrebbe costringere la proprietà a rivedere programmi, ambizioni ed obiettivi non ancora fissati. Salerno il campionato di B lo ha già vinto sugli spalti. I numeri dicono che quella granata è, numeri alla mano, quella che ha il potenziale di pubblico maggiore.
Numeri che emergono dal campionato di Lega Pro figurarsi in una serie B a vincere. Ecco perché Fabiani in primis ed ora Torrente hanno un ruolo tutt’altro che agevole e delicato perché adesso bisogna concretizzare il lavoro fatto da Lotito e Mezzaroma nei quattro anni precedenti. Questo è il momento della svolta per il club, per Salerno e per la Salernitana. Torrente è uno abituato a lavorare sotto pressione ma arriva, suo malgrado in una piazza mangia allenatori. Sei tecnici in cinque anni, Sei allenatori che si sono alternati alla corte di Lotito e Mezzaroma esonerati, come è accaduto con Menichini anche in presenza di contratto e risultati raggiunti. Torrente avrà bisogno di una società-chioccia e di una piazza paziente, pronta ad aspettarlo. E’ la scelta giusta? Aspetteremo. Poi giudicheremo…