Analizzando le tipologie di reato, Ecomafia 2015 evidenzia in Campania come detto il calo dei reati per illegalità ambientale ma con cifre sempre inquietanti che fotografano un elenco di abusi di cemento, di veleni, di territorio martoriato, di ben 86 clan che in questi anni hanno fatto e fanno affari. Una istantanea di una regione da troppo tempo in balia dell’ecomafia e in generale della criminalità ambientale, che non è spiegata solo dalla Terra dei fuochi e dai suoi drammi, ma anche dai mille risvolti ecocriminali che in tutta la regione continuano a trovare uno dei territori d’elezione. Di particolare rilievo, al riguardo, è lo sforzo investigativo compiuto in provincia di Napoli, che diventa la seconda in Italia come numero di illeciti (1647), seguita da Salerno (1090).
“L’ecomafia- denuncia Michele Buonomo, presidente Legambiente Campania – è sempre lo stesso mostro che continua a mordere il paese e a ucciderne la bellezza. Troppo pericolosamente, come raccontiamo da più di 20 anni. L’edizione del 2015 si apre con una buona notizia, una data da ricordare, l’anno della legge che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi.
Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti. Necessario un cambio di passo, senza una lotta efficace contro le varie forme di criminalità ambientale non ci potrà mai essere nessuna svolta green in Campania, né il rilancio della nostra economia sotto il segno dell’efficienza, dell’innovazione e della sostenibilità.”
La criminalità organizzata, lo abbiamo sempre scritto sin dal primo rapporto Ecomafia, non sono comunque gli unici attori dell’aggressione all’ambiente. Il palcoscenico è sempre stato affollato da una vera e propria imprenditoria ecocriminale che si avvale di professionisti e funzionari pubblici corrotti, colletti bianchi, banchieri, uomini politici e delle istituzioni. L’obiettivo è sempre lo stesso, privatizzare i beni comuni per fare affari, violando ogni legge e principio di buon senso. Ciò spiega perché la criminalità ambientale, con la sua componente mafiosa o non, si conferma il peggior convitato di pietra nella gestione legale dei rifiuti, nelle pianificazioni urbanistiche, nelle filiere agroalimentari, nel campo dei beni culturali e della tutela del patrimonio boschivo e in genere di ogni ecosistema.
In Campania l’intreccio tra camorra e politica è un impasto di cemento. Licenze edilizie fantasma, ordinanze di demolizione nascoste nei cassetti, piani regolatori e appalti truccati, abusivismo. Un assegno in bianco da mettere nella cassaforte dei clan e una manna per i colletti bianchi del mattone. La Campania si conferma a livello nazionale la regione più sfregiata dal mattone selvaggio con 835 infrazioni, il 14,5% sul totale, con 1.020 persone denunciate, tre arresti e 260 sequestri. E con un altro triste primato: anche a livello provinciale la fa da padrone. La Provincia di Avellino conquista la maglia nera nazionale con il più alto numero di reati, 257, subito dopo ci sono Napoli (238) e Salerno (220).
Sul fronte dei rifiuti dopo la Puglia, leader nazionale, troviamo la Campania con 896 reati, 1.070 denunce, 28 arresti (è comunque la regione con il maggior numero di arresti) e 402 sequestri. La provincia di Napoli e’ seconda a livello nazionale dopo Bari con 462 reati (con un calo intorno al 14%), 604 denunce, 22 arresti e 206 sequestri. A livello regionale segue la Provincia di Salerno con 166 infrazioni, 185 persone denunciate e 71 sequestri, segue Caserta con 115 infrazioni, 125 persone denunciate e due persone arrestate con 77 sequestri. Alto il numero di inchieste di traffico organizzato di rifiuti (art. 260 Dlgs 152/2006), ben 89 a partire dal 2002 con 424 ordinanze di custodia cautelare emesse e ben 160 aziende coinvolte con otto procure su scala regionale impegnate nelle indagini.
Quest’ anno nel rapporto Ecomafie di Legambiente focus sulla corruzione con un intervista di Toni Mira a Raffaele Cantone, Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, che nell’intervista di afferma: “Gli appalti pubblici nel settore dell’ambiente sono tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità organizzata”. I dati in questo senso parlano da soli. Sono in Campania sono 27 le inchieste sulla corruzione in materia ambientale concluse con l’arresto di 303 persone e la denuncia di 98 persone.
Da questa edizione Ecomafia cambia pelle e diventa multimediale. Il volume è infatti accompagnato da un dvd contenente i videoreportage tematici prodotti in collaborazione con la International Filming Organization e numerosi contenuti extra, tra cui un’opera a fumetti sulle agromafie. I numeri del crimine ambientali regione per regione, le notizie di attualità e numerosi approfondimenti sono disponibili sul portale www.noecomafia.it. Il prossimo autunno l’opera “multilinguaggio” sarà completata da uno spettacolo teatrale di Vodisca Teatro tratto dal libro Ultima Cena di Peppe Ruggiero sugli interessi dei clan nell’agroalimentare.