“Tra qualche giorno – ha detto Schettino – vi sarà il deposito della sentenza e quindi, su suggerimento del mio avvocato, preferisco attenermi alle carte nautiche, piuttosto che a quelle processuali”. “Ho scelto di comportarmi come ho fatto – ha affermato Schettino – perché non potevamo certo fare la conta, quella notte, di oltre cinquemila passeggeri. In ogni caso ho fatto scendere dalla Concordia oltre 4800 persone. Se non avessi fatto quello che ho fatto, staremmo ancora a fare la conta della gente. Sono ancora oggi – aggiunge – spinto e motivato solo da una cosa, nonostante siano trascorsi tre anni: onorare le vittime e far capire cos’è realmente successo”.
Alla fine Schettino, dopo le tensioni in sala, ha deciso – su indicazione dei relatori tra cui l’Avvocato Michele Tedesco – di accettare di rispondere a domande anche sul processo e sull’inchiesta giudiziaria. In un primo mento infatti al rifiuto del Comandante di affrontare argomenti legati alle sue vicende giudiziarie, i relatori avevano minacciato di abbandonare la presentazione del libro.