La donna si trovava all’interno di un bar di Baronissi, dove aveva iniziato a lavorare. La invitano a partecipare al karaoke. Sulle prime note, il suo cuore smette di funzionare in maniera efficiente e si accascia al suolo. La soccorre la madre, ivi presente, che mette in atto manovre rianimatorie rudimentali ma efficaci.
Nel frattempo, viene allertato il 118. L’ambulanza arriva sul posto. Il monitor registra una fibrillazione ventricolare. Il medico rianimatore procede all’intubazione oro-tracheale e allo shock elettrico. Il cuore riprende a battere sia pure in maniera inefficiente, dopo quasi 30 minuti di disperate manovre rianimatorie.
La paziente viene trasportata presso la Rianimazione dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio, Ruggi D’Aragona di Salerno, diretta dal dott Aldo Cirillo. Le sue condizioni cliniche sono disperate. La giovane donna è in grave shock cariogeno ed insufficienza respiratoria che non sembra rispondere neanche alla ventilazione meccanica. Il Rianimatore, dott Nicola Tino, avanza l’ipotesi di una assistenza cardiopolmonare, detta ECMO.
Pertanto, A. M. viene trasferita presso la Struttura Complessa di Cardiochirurgia, diretta dal Responsabile FF dott Severino Iesu. I medici cardiochirurghi e rianimatori, tra cui Antonello Panza, Mario Colombino, Emanuele Fiore e Massimo Simeone, le impiantano un sistema di assistenza cardiaca meccanica, in aggiunta ad una adeguata terapia farmacologica. La paziente, progressivamente, migliora. Riprendono lo stato di coscienza e il respiro autonomo.
A distanza di 36 ore dall’evento, A. M. viene estubata e svezzata dall’assistenza meccanica.
Il miracolo è stato reso possibile da una catena sanitaria efficiente nella tempistica e nelle modalità assistenziali.
Una giovane donna ritorna alla vita, una sanità efficiente: una storia da raccontare.