Anche la percentuale dell’età media dei dipendenti è significativa: l’età media è alta e pari a 51,8, la classe di età più numerosa è quella compresa tra i 51 e 60 anni (pari al 49% dei dipendenti), mentre il personale compreso tra i 20 e i 30 anni è pari allo 0,52% e tra i 31 e i 40 ci attestiamo intorno all’8%. E’ lo stesso Ministero ad ammetter la “difficoltà di un cambio generazionale dovuto al blocco del turnover”, così come ammette anche la difficoltà a garantire i livelli minimi di assistenza, soprattutto dopo l’accorpamento dei quattro presidi ospedalieri di Cava, Mercato San Severino, Ravello e del “da Procida” di Salerno.
Mi indegno di fronte al rimpallo di responsabilità che viene fuori da questa risposta del Ministero: Roma incolpa la Regione Campania e il decreto 82/2013 che “ha causato, in realtà, effetti non voluti come l’acquisto di prestazioni da terzi, attraverso agenzie interinali, nonché il ricorso progressivo all’utilizzo degli specialisti ambulatoriali e all’istituto dello straordinario per il personale di comparto e all’auto-convenzionamento interno per la dirigenza medica e sanitaria”. Come a dire, in Regione la politica sistema i suoi amici con la complicità del Ministero che resta a guardare il prodotto della scelta scellerata del blocco del turn over e del piano di rientro.
Il M5S ha già fatto approvare in Aula una mozione per autorizzare mobilità interregionali e sblocco del turnover anche nelle regioni sottoposte al piano di rientro. Ma evidentemente gli interessi politici in sanità sono più importanti dei livelli di assistenza da garantire ai cittadini e agli utenti. Bisogna uscire dal commissariamento quanto prima se ci si vuole mettere al pari delle altre regioni italiane.
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