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IN MEMORIA DI GIORGIO VORIA

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Sono passati esattamente trent’anni da quel giorno del 17 agosto 1985 in cui è morto Giorgio Voria, all’età di 58 anni. Si trovava a Torre Orsaia, in un’antica casa di famiglia, dov’era solito recarsi per l’estate e ritrovarsi in compagnia dei soliti amici. Zio Giorgio era nato invece a Cicerale e lì aveva vissuto prima di trasferirsi con l’intera famiglia, poco più che bambino, a S. Antuono di Torchiara. Prima di trasferirsi a Salerno, per gli studi liceali e poi definitivamente, aveva soprattutto sperimentato la triste e dura realtà dei contadi cilentani, oltre il limite tracciato da Carlo Levi nel suo Cristo si è fermato a Eboli.

Terra di confino sempre uguale, zona ancora di latifondo governata da taciti accordi tra vecchi signorotti feudali e sindaci compiacenti. Terra, che ogni abile bracciante aveva l’obbligo di coltivare con l’unico fine di procurarsi, quotidianamente, da mangiare per sé e per i propri cari. Zio Giorgio, durante la sua breve vita, è sempre stato socialista. Nella sua Salerno, ha rivestito numerosi incarichi politici, godendo di una generale fiducia, stima e soprattutto amicizia. Egli ritornava spesso nei luoghi della sua prima gioventù, luoghi che non aveva mai dimenticato, e che portava sempre nel suo cuore; quel cuore che, al terzo attacco, purtroppo si arrese.

Zio Giorgio è stato un testimone della politica e, per il lavoro d’ingegneria svolto, anche un protagonista in parte, tra gli anni sessanta e ottanta, del generale processo di urbanizzazione dal paese verso la città. Ed è questa, la testimonianza di lui che credo meglio serva, oggi, a tutti noi: guardare a orizzonti e costruire orizzonti sempre più ampi di vita presente e futura, anche contro la volontà della stessa politica. Dal paese alla città, al mondo.

Angelo Giubileo

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