Nella Relazione, è detto che le proposte avanzate sono “formulate non per esigenze di cassa, ma ricercando maggiore equità, tanto fra generazioni diverse che all’interno di ciascuna generazione”. In sintesi, si propone di: I) “salvaguardare” innanzitutto i lavoratori “over 55” esclusi dal mercato del lavoro; II) armonizzare i trattamenti pensionistici quanto al metodo di calcolo “contributivo” III) reintrodurre un regime di “opzione” di uscita dal lavoro e accesso “anticipato” alla pensione, mediante un sistema di “flessibilità sostenibile”.
Questo, infatti, è il punto nodale dell’intera questione: come fare a garantire un sistema “flessibile”, in particolare reintroducendo un meccanismo di uscita e di accesso anticipato, che sia al contempo anche “sostenibile” finanziariamente, sia nel breve che nel medio e lungo periodo.
In premessa di analisi, occorre dire che il nostro sistema pensionistico permane “a ripartizione”. Ciò significa che il pagamento delle pensioni è (o dovrebbe) essere garantito dai contributi dei lavoratori in attività di servizio. L’equilibrio del sistema si basa dunque su una semplice equazione: C≥P, cioè l’ammontare complessivo dei contributi non può essere inferiore all’ammontare complessivo delle “prestazioni” in pagamento. Uso il termine “prestazioni” non a caso, perché sul nostro attuale sistema pensionistico pesa anche l’ammontare delle prestazioni “assistenziali”; che viceversa, in termini di bilancio, dovrebbero correttamente pesare sul sistema di fiscalità generale.
La Relazione evidenzia, genericamente, che “il rapporto fra contribuenti e pensionati – che nel 2014 era meno di 130 iscritti su 100 pensioni in pagamento – è destinato ulteriormente a peggiorare dato l’assottigliamento delle coorti in ingresso nel mercato del lavoro”. In realtà, il fenomeno si presenta alquanto più complesso, come appare anche dal confronto tra i diversi scenari di base, che mostrano l’andamento previsionale del rapporto Spesa/PIL, elaborati in sede sia nazionale che europea (scenario meno favorevole), a legislazione vigente. Cioè, mantenendo la vigenza della legge-Fornero, senza modifiche.
(Seconda parte – segue)
di Angelo Giubileo