La Borsa, proprio nell’intento di perseguire il dialogo interculturale, ha annunciato con il suo Ideatore e Direttore Ugo Picarelli, alla presenza dei numerosi delegati esteri presenti e di Mounir BouchenakiConsigliere speciale del Direttore Generale UNESCO, l’intitolazione dell’International Archaeological Discovery Award a Khaled al-Asaad, il Direttore del sito archeologico di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale. Il Premio, ufficialmente presentato nei primi mesi dell’anno, è dedicato alle più significative scoperte archeologiche. La Borsa e Archeo, la prima testata archeologica italiana che nel 2015 celebra l’anniversario dei 30 anni, hanno voluto dare infatti il giusto tributo alle scoperte archeologiche attraverso un Premio annuale assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della BMTA: Antike Welt (Germania), Archäologie der Schweiz(Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).
Interverranno a Paestum per ricordare il martirio di Khaled al-Asaad, simbolo dell’archeologia siriana: Caterina Bon Valsassina Direttore Generale Educazione e Ricerca MiBACT, Mounir BouchenakiConsigliere Speciale del Direttore Generale UNESCO e Direttore Arab Regional Centre for World Heritage, Silvia Costa Presidente Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo, Stefano De Caro Direttore Generale ICCROM, Paolo Matthiae Archeologo,Francesco Rutelli Presidente Associazione Priorità Cultura. In ricordo di Khaled al-Asaad, le parole di Paolo Matthiae: «Khaled al-Asaad è stato per quarant’anni il Direttore degli scavi archeologici di Palmira. Era l’archeologo della città, ha collaborato con missioni di ogni Paese: dalla Francia alla Germania, dalla Svizzera all’Olanda, dagli Stati Uniti alla Polonia e da ultimo anche con l’Italia, con la missione statale di Milano. Era uno studioso completo, ma soprattutto era una persona tipica delle famiglie delle città del deserto.
Questo tipo di uomini, come i beduini di un tempo, sono caratterizzati da una amabilità, da una cortesia e da un’ospitalità straordinaria che per loro è del tutto naturale. Non eccessiva, ma misurata e discreta. Khaled al-Asaad era una persona di grandissima amabilità, misura e gentilezza d’animo. Anche archeologi che non si occupano di quel periodo, cioè di antichità romane, andavano di frequente a Palmira in visita e la disponibilità di Khaled era totale. Era una personalità fortemente radicata nella città, ma per il carattere internazionale del sito che gestiva era una sorta di cittadino del mondo. In varie occasioni il suo nome era stato proposto per il ruolo di direttore generale delle antichità a Damasco, ma credo che lui preferisse rimanere a Palmira, una città con la quale si identificava».
«Khaled era talmente sicuro di fare soltanto il suo mestiere che non riteneva di avere motivo di fuggire. E per come lo ricordo non era persona che temesse per la propria vita. Pur essendo in pensione, aveva quasi 82 anni, ha preferito rimanere nella sua città proprio perché ha capito che le antichità correvano dei rischi. E probabilmente ha immaginato che la sua indiscussa autorevolezza morale potesse proteggere maggiormente quello che c’era e c’è tuttora a Palmira: le rovine di un sito archeologico assolutamente straordinario per tutto il Mediterraneo e per tutto il mondo».
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