Il testo “Orlando Tisato. L’uomo, il pittore” per l’editrice padovana Tracciati descrive un uomo che «ha sempre vissuto controcorrente, senza tenere minimamente conto dell’opinione altrui. Non tollerava in alcun modo di essere oggetto anziché soggetto: di essere usato, manipolato, figuriamoci raccontato». Nell’occasione saranno esposti alcuni dei lavori più noti di Tisato.
BIOGRAFIA. Pittore, scrittore, attore di performance estemporanee, Orlando Tisato nasce a Padova il 13 maggio 1926, in una tipica famiglia di agricoltori; trasferitosi da bambino a Noventa Padovana, manifesta uno spiccato talento per la pittura che non può coltivare, a causa della povertà, se non in forma di autodidatta. Da sempre attratto dalla vita religiosa, non riesce a coronare il sogno di diventare prete e parte alla volta di Assisi, dove il pittore americano William Congdon gli offre una borsa di studio per dedicarsi interamente alla ricerca artistica e spirituale. Entrato in contatto con i Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld, contribuisce a fondare la comunità di Spello, punto di riferimento per la Chiesa italiana degli anni Sessanta, ma entra in conflitto con la figura carismatica e preponderante di Carlo Carretto.
Inviato a New York nel 1969, su invito di Dorothy Day, per fondare una Fraternità accanto agli hippie e agli emarginati della Bowey Street, Orlando apre un atelier in qualità di “monaco artista” e ottiene notevoli risultati nel campo dell’astrattismo, guadagnandosi importanti riconoscimenti presso la galleria di Betty Parsons e il Boston Fine Arts Museum. Rientrato in Italia, dopo anni di vita errabonda, trova finalmente la serenità sposando Lella, una contadina semplice e profonda, che lo accoglie nella sua piccola casa di Spello. Tisato mantiene per tutta la vita un intransigente anticonformismo, per il quale rifiuta di fare commercio dei suoi quadri e di venire a compromessi con il “Dono” della pittura.
Nel corso degli anni sperimenta varie tecniche, alternando l’astratto e il figurativo, l’utilizzo di polimaterici, di stupefacenti tessiture di fili, secondo una tecnica di sua personale invenzione e, per finire, di rifiuti e lattine schiacciate con cui realizza pannelli e croci di grandi dimensioni. La sua personalità poliedrica e imprevedibile anima le vie di Spello, divenendo un punto di riferimento per la testimonianza di radicalità e la coerenza visionaria. Muore a Spoleto il 29 settembre 2010, lasciando una traccia indelebile in quanti hanno avuto anche solo l’occasione di sfiorarlo.
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