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Cioffi (M5S): «Banche e tribunali in alcuni casi nemici delle imprese»

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Sono due anni che ci interessiamo del fenomeno dell’usura, un orribile cancro della nostra società. Spesso le vittime sono imprenditori che si vedono negato l’accesso al credito da parte delle banche. Ma cosa succede quando sono le stesse banche a trasformarsi in usurai?

Sembra paradossale, ma purtroppo il fenomeno dell’usura bancaria, è molto più diffuso di quello che può sembrare. Non tutti hanno però il coraggio di denunciare, e chi lo fa spesso non riesce a godere delle tutele previste per legge. Le vittime di usura sono così costrette a subire le procedure di recupero dei crediti pur sussistendo, ai sensi dell’art. 20 della legge n. 44 del 1999, l’obbligo di sospendere i termini di tutti i pagamenti nei confronti della pubblica amministrazione e di tutte le procedure esecutive pendenti nei confronti della vittima del reato di usura, previo parere favorevole del pubblico ministero.

Oltre il danno la beffa quindi, in quanto ci risulta che, presso il Tribunale di Salerno, il decreto prefettizio di sospensione non sia sempre ritenuto vincolante dal giudice dell’esecuzione il quale, in numerose procedure esecutive, si sarebbe rifiutato di applicarlo.

 

Abbiamo quindi chiesto al Ministro dell’Interno e al Ministro della Giustizia se, essendo in corso un procedimento per usura può esseremesso in vendita un bene della presunta vittima o se invece non sia necessario predisporre un concreto meccanismo che consenta una sospensione delle procedure esecutive per i casi di usura in cui i presunti usurai ricorrano esecutivamente alla riscossione dei crediti.

 

E’ questo il caso dell’azienda salernitana Fatrotek, per anni leader nel settore dei servizi elettronici e comunicazioni, che esportava in 26 nazioni, con 20 linee di prodotto e numerosi brevetti, con  portafoglio ordini di 9,5 milioni di euro e attività in sviluppo per 57 milioni di euro.

Tutto questo fino a quando l’azienda ha denunciato tre banche per gli elevati tassi di interesse applicati sui rapporti, che generavano un costo per la società calcolato in 250.000 euro di oneri finanziari. Nel corso degli anni numerosi CTU e CTP avrebbero constatato un danno per l’azienda il cui totale complessivo ammonterebbe a circa 1,6 milioni di euro per l’applicazione da parte di alcune banche di tassi fino al 120% mensili.

A causa della burocrazia e dei tempi inaccettabili della giustizia, l’azienda è colpita anche da un procedimento esecutivo ai suoi danni per morosità nei confronti degli istituti di credito che la ditta stessa individua come suoi usurai.

A novembre sarà messo in vendita all’asta l’immobile sede dell’azienda e se il bene dovesse essere acquistato, l’ammontare della vendita verrebbe incassato dalle banche e l’azienda si ritroverebbe senza una sede fisica.

Ci si chiede come sia possibile in un territorio così flagellato dalla crisi e con un tasso di disoccupazione al 17,5%, lasciare morire nell’indifferenza un’azienda innovativa che dava lavoro a molte decine di persone ed era un vanto per la nostra città?

 

Da parte mia andrò a fondo in questa storia e metterò in campo tutti gli strumenti possibili per fare chiarezza. I Ministri interrogati non potranno tacere su una questione così rilevante.

 

Andrea Cioffi

Senatore del Movimento 5 Stelle

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