Da subito, con gesti semplici, ha inviato, urbi et orbi, messaggi di sobrietà e di metodo. Segnali che contrastano con la sontuosità di taluni prelati, di apparati e strutture – certamente non solo ecclesiastiche – dietro cui si mal celano privilegi ed agi che stridono con l’esempio di Cristo e di quel rivoluzionario gigante di amore e povertà del quale, papa Bergoglio, non a caso ha scelto di mutuare il nome: Francesco.
Da lui, non si colgono cenni, né pensieri preconfezionati o con fini demagogici, ma pedagogici. Ogni suo gesto ha il sapore dell’autentico, anzi, del verace.
I credenti, hanno recepito l’esempio del Pontefice e inteso il significato che in esso si racchiude; così come si conviene con un genitore o con un buon pastore.
Il Papa ci conduce per mano verso la riflessione, ci induce alla introspezione e pone, con naturalezza, ognuno di noi a confronto con la propria coscienza e con il proprio operato di uomo, tra gli uomini. Egli, ha la capacità ed il merito di insinuare, fra le nostre presuntuose certezze, il dubbio e di sussurrare ed indicare, al nostro animo, la strada della Semplicità e della Solidarietà quale via, non già della grande, ma della vera Bellezza e della Verità.
Il messaggio di Francesco è certamente universale. Non si limita a raggiungere, quindi, il solo popolo dei fedeli, ma, per il gergo nitido e diretto, arriva a ciascuno e stimola e attiva il dialogo tra tutti coloro che, per dirla con Marco Mengoni, Credono negli esseri umani che hanno il Coraggio, il coraggio di Essere Umani.
editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista