In particolare, a seguito dei controlli eseguiti dai Carabinieri del N.O.E., è emerso che presso l’area di cava erano operanti tre distinte società; nello specifico, in esito agli accertamenti effettuati presso la cava i Carabinieri dello speciale reparto a Tutela dell’Ambiente hanno rilevato diverse violazioni penali con particolare riferimento al c.d. Codice dell’Ambiente, fatti poi riferiti alla Procura della Repubblica del Tribunale di Nocera Inferiore che ha emesso informazione di garanzia nei confronti dei legali rappresentanti delle società interessate rispettivamente per:
1) avere abusivamente installato ed attivato un impianto per la produzione di calcestruzzo producente emissioni in atmosfera, in assenza di autorizzazione;
2) per avere, nell’esercizio della attività di frantumazione, stoccato in diversi anni l’enorme quantità di 3.000 metri cubi di rifiuti speciali di cui al codice CER 170904 “rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione”, oltretutto depositati alla rinfusa, senza alcuna copertura e completamente esposti agli agenti atmosferici, su un’area sprovvista di alcuna pavimentazione e/o sistema di regimentazione delle acque meteoriche e di dilavamento, caratterizzata da nudo terreno, senza alcuna tutela delle matrici ambientali, effettuando così una attività di gestione di rifiuti, “stoccaggio”, senza la prescritta autorizzazione;
3) per avere, nell’esercizio della attività di estrazione e commercio di lapidei ed autotrasporti, stoccato da 10-15 anni l’enorme quantità di 30.000 – 40.000 metri cubi di rifiuti speciali di cui al codice CER 170904 “rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione”, oltretutto depositati alla rinfusa, senza alcuna copertura e completamente esposti agli agenti atmosferici, su un’area sprovvista di alcuna pavimentazione e/o sistema di regimentazione delle acque meteoriche e di dilavamento, caratterizzata da nudo terreno, senza alcuna tutela delle matrici ambientali, effettuando così una attività di gestione di rifiuti, “stoccaggio”, senza la prescritta autorizzazione.
Tra l’altro lo stesso GIP, nel decreto che dispone il sequestro preventivo, ha evidenziato, in sostanza, che la libera disponibilità da parte degli indagati dell’area di cava in questione possa agevolare la commissione di altri reati della stessa specie e/o consentire di fatto la prosecuzione dell’illecita condotta e/o l’aggravamento delle conseguenze della stessa, sotto il profilo del rischio alla salubrità ambientale.
Comunicato Ufficiale dei Carabinieri