«Appare corretto che l’intervento sia finalizzato all’eliminazione della Tasi sia per i possessori sia per i detentori degli immobili, anche per evitare disparità trattamento tra i contribuenti», aveva spiegato Padoan nel corso di un question time alla Camera. Piccolo particolare, i proprietari di immobili in affitto pagheranno di più. Gli immobili ceduti in locazione non sono prima casa. Saranno tassati anche dopo la cura Renzi. Il rischio è che con l’abolizione della tassa sui servizi sugli inquilini, sul conto Tasi dei proprietari finisca anche la quota pagata dagli inquilini. Niente di definitivo. Dal ministero dell’Economia e da Palazzo Chigi si assicura che si farà di tutto per evitare dei trasferimenti di imposta. L’ultima cosa che Renzi vuole è che si dica è che qualcuno pagherà il costo della sua riforma.
Ma le intenzioni cozzano con un dato: non sono previsti ritocchi alle aliquote Tasi. Non ci sarà una indicazione ai sindaci affinché le taglino per la quota pagata dall’inquilino. Allo stato, quindi, saranno i proprietari a rispondere e garantire l’invarianza di gettito. Un sacrificio «eventuale e minimo», è la tesi che circola al dicastero dell’Economia. Come dire, probabile che il premier decida di trovare una soluzione e non fare pagare di più i proprietari di case in affitto. E comunque, se le coperture non dovessero bastare e si dovesse decidere di presentare ai proprietari il conto, si tratta di un sacrificio minore rispetto ai benefici dell’intera operazione Tasi.
Una cosa è certa, come ha osservato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. L’abolizione della Tasi (e ancora di più l’abolizione di ogni partecipazione al pagamento della tassa da parte degli inquilini) è la prova definitiva che in Italia non esiste una tassa sui servizi erogati dalle amministrazioni cittadini. Pagata necessariamente da chi occupa un immobile. L’accoppiata Tasi e Imu è, di fatto, una patrimoniale sulle case. Un’imposta sulla proprietà, camuffata da tassa per finanziare servizi.
Fonte IlGiornale.it