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Musica: a Santa Apollonia a Salerno chiude “Erasmus On Stage” con le voci dall’Europa

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Miriam Tortora

Dopo il concerto ispirato al jazz scandinavo del Pasquale Mandia trio e la performance della sassofonista Deborah Batà in duo con il fisarmonicista Daniele Testa, sabato 17 ottobre, alle ore 19,30 nella chiesa di Santa Apollonia per l’ultima giornata del cartellone della IV edizione di Erasmus On Stage, rassegna musicale promossa dal Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci in collaborazione con la Bottega San Lazzaro di Giuseppe Natella, le più interessanti voci del nostro conservatorio che sono andate a confrontarsi con i maestri francesi a Poitiers, spagnoli di Valencia e tedeschi in Augsburg, offriranno un saggio del futuro della lirica italiana. Ad inaugurare la serata, le due elegie di Camille Saint Saens l’op.143 e l’op.160, datate 1915 e 1920. Pagine, che sono molto più di due preziose miniature per violino e pianoforte, che verranno proposte da Floriana Maria Knowles in duo con ilpianista Giuseppe Anello.

Sorprendentemente ottimiste, a cominciare dalle fresche melodie intrise di giovinezza, procedono in un climax potente e ardente, danno un’impressione di smarrimento e meraviglia tanto da sembrare impossibile possano essere state concepite dalla penna di un ultraottantenne. Spazio, quindi alle voci, tutte accompagnate da Giuseppe Anello, con due lied di Robert Schumann Widmung e Kennst du das Land, proposti rispettivamente da Francesca Manzo eColette Manciero. “Widmung”, è il primo brano della raccolta Myrthen, datata 1840, anno del sospirato matrimonio tra Robert e Clara Wieck, e costituisce quindi, senza dubbio, una delle più belle dediche nuziali di tutti i tempi. Da notare che nelle ultime battute del brano Schumann faccia risuonare l’incipit dell’Ave Maria di Schubert, ancora oggi una sorta di simbolo nuziale per eccellenza.

La malattia di Mignon per Schumann era uno specchio della sofferenza provata dall’individuo romantico: la bimba a cui viene tolta la possibilità di crescere come emblema di chi anela a un oggetto distante tanto quanto irraggiungibile. E tutte le pagine ispirate al personaggio goethiano sono di un’ intensità travolgente e insieme misteriosa, proprio come se Schumann leggendo i sentimenti di Mignon cercasse di decifrare anche un po’ se stesso. Succede, con lo smarrimento del “Kennst du das Land” che fiorisce nel Liederalbumfür die Jugend. Spazio, quindi, al bel canto italiano, con Maria Palladino che evocherà Amina, “La Sonnambula” belliniana, che canta “Ah, non credea mirarti!”, in cui mostra la propria solitudine desolata in una scena da ballet blanc. Colette Manciero sarà Lucia di Lammermoor di donizettiana memoria. Insieme a Ofelia, è la più pallida, vacillante amatrice che il teatro musicale abbia saputo darci prima del secolo breve, prima cioè che l’impotenza di amare diventasse mistero, terrore: ascolteremo l’aria di sortita “Regnava nel silenzio”. 

Francesca Manzo si trasformerà, quindi in Violetta, con la sua cavatina“Sempre libera”, in cui la bellezza si fa culto di libertà, trionfo della belcantista in una festa attraversata da fulgida agilità e anche la sua eclissi, con quel duplice inarrivabile profilo di spensieratezza e sofferenza. Il tenore Daniele Lettieri entrerà in scena sulle note de’ “L’ultima canzone” di Francesco Paolo Tosti, in cui l’autore trasferisce le inflessioni tipiche della vocalità popolare in una scrittura composta e discreta, reinterpretandola in una romanza dal tono sostenuto e lievemente incline all’effetto drammatico. Miriam Tortoraomaggerà Giacomo Puccini evocando Liù in “Signore ascolta”dal primo atto di Turandot e inviando il bacio più stordente della letteratura operistica quello della primavera di Mimì da La Bohème. Finale verdiano ancora con La Traviata ed il suo spumeggiante primo atto con il duetto tra Alfredo, ancora pieno del suo ardore giovanile e una Violetta su cui già si allungano le ombre della fine, “Un dì felice eterea” eseguito da Daniele Lettieri e Francesca Manzo.

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