Ma torniamo ad oggi, anzi a stasera, mi trovo in un rione popolare di Salerno , Mariconda, e mi fermo a leggere il cartellone del Teatro Arbostella.
Per quei pochi che ancora non lo conoscono sto parlando di un teatro della zona orientale cento posti comodi ,( ampio parcheggio gratuito e fermata della metro quasi all’ingresso del teatro) a diretto contatto con il palcoscenico dove è impossibile non respirare l’odore delle tavole di legno.
Compagnie amatoriali , ma” professionali” ci tengono a precisare.
In cartellone una commedia di Eduardo De Filippo ” Chi è cchiù felice ‘e me!
Per me che sono appassionato e cultore … sic!!!!! della materia mi è facile ricordare che è la commedia di Eduardo più breve 2 atti e fa parte dei suoi scritti giovanili (cantata dei giorni pari) .
La trama sebbene scritta nel 1929 è di attualità.
Una commedia che ci mostra una realtà “napoletana” , fatta di pettegolezzi, di vicini impiccioni e di coniugi che per mancanza di dialogo non si conoscono abbastanza.
Decido di passare al botteghino per vedere questo allestimento curato dalla Compagnia Comica Salernitana. Prezzo popolare,un bel foyer con il bar , il manifesto dello spettacolo, le foto in bella mostra ,non mancano ritagli di quotidiani locali che proiettano l’evento .
Nel frattempo mi squilla il primo campanello mi affretto a tracannare l’ennesimo caffè della giornata ed entro in questo salotto rosso accogliente già pieno come un uovo il classico bisbiglio degli inizi spettacoli ambiente “familiare, nazional popolare” nel senso che è gente affezionata al posto ,agli spettacoli ,un cartellone votato alla comicità con spettacoli dialettali di facile impatto.
Insomma si ride … sicuro!!!
Intanto si consumano gli altri due squilli … buio … musica ….di apertura sipario…..anzi un animazione addirittura curata dai Musicastoria ,mica una cosa da poco ,emozione allo stato puro.
Io sto quà se allungo il piede posso sgambettare i protagonisti. Bellissime le scene dipinte dagli alunni dell’Istituto d’arte Menna- Sabatini di Salerno. Ricreata l’ambientazione di una campagna napoletana con quei “vasci” di pergolati naturali , di rampicanti verde che si espandono sulla scarna muratura grezza dell’ambiente campagnolo. La scenotecnica è targata C.M.C.Group artigiani locali di grande professionalità.
Distratto dal descrivere le emozioni live quasi mi scordavo di farvi entrare nel patos, nel vivo della vicenda che narra di una famiglia che vive in campagna, a Caivano presso Napoli.
Il marito, Vincenzo, interpretato da Gaetano Troiano , è un uomo che sembra aver tutto per essere felice: è un proprietario terriero benestante, ha una moglie giovane e molto bella, Margherita(Marilena Giulio), conduce una vita serena e moderata, lontana dai problemi e dai guai. Ma una sera Vincenzo viene sorpreso da una visita inaspettata, Riccardo(Marco Reggiani), un giovane di Napoli, che seguito dai carabinieri per aver ferito un uomo durante una rissa, obbliga Vincenzo con una pistola tra le mani a nasconderlo in casa sua. Vincenzo piuttosto che morire preferisce mentire ai carabinieri, che al loro arrivo conoscendo Vincenzo non sospettano minimamente di lui.Col passare del tempo Riccardo riesce a risolvere i suoi problemi giudiziari, ma continua a recarsi a casa di Vincenzo con l’intenzione di corteggiare la bella Margherita. Queste continue visite fanno parlare molto i compaesani che sospettano una presunta relazione tra Riccardo e Margherita. Queste voci arrivano anche a Vincenzo, che è esortato dagli amici a fare qualcosa. A nulla valgono i segnali che Nicola ( Giovanni Bonelli), un contadino tuttofare abbandonato tre volte dalla moglie, lancia al padrone; ma lui non sta a sentire, eppure ad un certo punto quasi si arrende all’evidenza delle chiacchiere che girano in paese, malevole e spettegolanti: quelle che dicono di aver visto Margherita mano nella mano con Riccardo.
Ma Vincenzo non dà credito a queste dicerie ed escogita un modo per dimostrare ai compaesani che i loro sospetti non hanno alcun fondamento facendoli assistere all’incontro tra i due giovani, durante il quale Riccardo cerca di convincere Margherita a fuggire con lui e lasciarsi andare alla passione. Margherita che in un primo momento si sottrae alle avances del giovane e rifiuta il suo piano di fuga, fa la felicità di Vincenzo che si vanta con i compaesani della fedeltà della moglie. Ma dopo pochi istanti, sorprendendo tutti, Margherita abbraccia e bacia Riccardo. Vincenzo, preso dalla vergogna e dal dolore si accascia tra le braccia dei suoi compaesani vittima dello scandalo .
Il messaggio Eduardiano esprime il pessimismo con il quale fotografa la decadenza della famiglia attraverso la quale esplode in tutta la sua interezza la debolezza di un asse portante Margherita.
Vincenzo e Margherita hanno un ruolo ben definito al loro interno : il maschio conservatore , la femmina innovatrice.
Sembrano molto legati affiatati ma di fatto l’uno desidera vivere una vita serena, pacata, tranquilla, lontana dai problemi dai pettegolezzi, a salvaguardia del proprio patrimonio e della propria moglie. Pensa, è certo di avere tutto sotto controllo e di essere l’iceberg della felicità .Sarà proprio la sua certezza la sua ingenuità nel modo di pensare e di vivere che gli si ritorcerà contro. Convinto che niente e nessuno potrà minare la sua felicità non si accorge che Riccardo è una minaccia seria concreta per il suo matrimonio , nè tantomeno si lascia scalfire dalle dicerie dei compaesani degli amici che in ogni modo cercano di farlo aprire gli occhi sul fatto che la moglie incontra Riccardo che è in corso una tresca tra i due , ma lui niente ingenuo è sicuro della moglie non crederà a niente. Margherita invece da moglie ideale tutta casa e chiesa è animata invece da grande spirito di libertà, di cambiamento. Quando si lascia sedurre da Riccardo capisce che oltre allle faccende domestiche il mondo esterno glamour offre occasione di novità di trasgressione: trucchi, calze,altre realtà, altre dimensioni in una parola : la città. Stanca della solita minestra (routine) si fà travolgere da questo alito di passione uno tsunami. Margherita fulcro dell’equilibrio familiare e causa della crisi coniugale contrapposta a Vincenzo che diventa il marito tradito che non vuole accettare la dura realta per quella che è.
Per comprendere appieno la vicenda basta andare alla radice del rapporto che vede da un lato Vincenzo uomo di campagna , benestante ,possiede un ottima dote , una tenuta in paese un appezzamento di terreno; Margherita invece più giovane di Vincenzo è molto bella , ma non possiede niente di grande valore. Un matrimonio se si vuole di convenienza che le permette di vivere una vita agiata e dignitosa ,ma che non farà di lei una donna felice e soddisfatta
Due atti interpretati con un buon ritmo gli attori si divertono e trascinano il pubblico.
Un Troiano flemmatico nel suo dialetto campagnolo sicuro attento a non cadere nella facile Imitazione a volte non gli riesce bene ma è lo scotto che accompagna chiunque si cimenti con Eduardo , un Bonelli caratterista mattatore che sviscera commenti e analogie con la sua vita di tradito, un attore giovane acerbo ma essenziale il Reggiani, piace la Giulio che si avvicina “all’empereur” del pensiero femminile sempre attuale.
Buona le caretterizzazioni di Giorgio (Montinaro) e di un ottima Consiglia (Teresa Di Florio), efficace anche l’apparizione di una afflitta Rafilina ( Maria Rosaria Milito) vittima di “paliatoni” a recupero.
Con un ritmo incalzante questi attori amatoriali, ma professionali ,(lo posso testimoniare) ci portano all’impatto finale devastante , allo scandalo che investe totalmente Vincenzo vittima suo malgrado .
Insomma uno spettacolo che si lascia apprezzare per la semplicità e per la naturalezza. Divertente , frivolo, pulito .
Molto originale la presentazione al pubblico degli interpreti da parte di un Bonelli comico extra – time : si vede che gli piace essere coccolato dal pubblico .
Vale la pena citare il resto del cast:il navigato Enzo Galdo e poi Nando Cerenza ,Roberto Quattrucci, Enzo Pelosi, Lucio Cannaviello.
In definitiva una serata divertente , uno spazio carino ospitale .
Ah mò me scurdavo, la regia di Gino Esposito che come al solito punta ai caratteri e al ritmo una logica che “funziona” nell’approccio al teatro dialettale.
Ultimo week end di programmazione ,sarebbe opportuno correre a vederlo,ma per chi (peggio per lui) dovesse perderlo , si può rifare per numerosi week end fino a maggio.
Insomma qui si ride è …..sicuro!!!!
Lello Casella