L’incedere dell’inverno può solo elevare il livello dall’allarme e sottoporre territori e comunità ad uno stress, ormai, insostenibile. Qui non è in discussione il già considerevole pericolo a cui si espone la pubblica incolumità per la caduta di un albero lungo una via cittadina, ma come si intende affrontare, a livello centrale, innanzitutto, e locale poi, la problematica nel suo complesso.
In questi anni, in grandi città, quali Genova, ed in piccoli centri, del sud e del nord, si è assistito a vere e proprie devastazioni con numerose vittime e ingentissimi danni a case e cose. La scorsa estate, a Corigliano Calabro, la violenza del maltempo ha letteralmente travolto di tutto e solo la mano Divina, ha evitato il peggio.
Il pensiero, non può che andare a Sarno, Siano, Bracigliano, Quindindici ed a quel maledetto fiume di fango e di morte da cui furono travolte; ad Atrani, funestata e sepolta dalla furia dell’acqua e dei detriti. E come dimenticare la esondazione del fiume Sele? Che, oltre a tanto altro, annegò migliaia di ettari di colture ed inginocchiò la economia di un comparto vitale per la impresa campana.
I Governi si stanno esercitando, sempre più di frequente, ad affrontare le emergenze d’ogni tipo e, sempre meno, ad intervenire per correggere e prevenire, come dovrebbero.
Per focalizzare l’obiettivo sul territorio della provincia di Salerno, senza voler indossare gli scomodi abiti di Cassandra, penso bisogni, davvero, concentrare l’attenzione e congrue risorse sulle aree ritenute a rischio; in particolare quelle su cui insistono i suoi due gioielli più preziosi: la costa d’Amalfi ed il parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, peraltro, fonte di benessere diffuso e indiscusso richiamo internazionale, nonché patrimonio dell’Unesco.
Morfologicamente diverse, sono accumunate da insidie e rischi, spesso, sottovalutati o, forse, sottaciuti. Credo sia un dovere imprescindibile intervenire per tempo e porre rimedio.
Tuttavia, il rapporto tra l’uomo e l’ambiente non può essere affidato, esclusivamente, alla doverosa osservanza di regole, sovente tardive, ed ai mai bastevoli, quanto agognati, interventi strutturali, ma anche al metodo ed al buon senso il quale dovrebbe ispirare chi amministra.
La sistematica manutenzione di una strada di periferia, la pulizia di un tombino, di un canale, la individuazione ed il perseguimento, con fermezza, di comportamenti indecorosi ed incivili, certo, non sortisce l’effetto che, invece, si ottiene da una variante urbanistica o da un restyling; rappresenta, però, un prioritario atto di responsabilità, di cura, di rispetto verso il cittadino ed il circostante.
Una premura la quale, nel suo piccolo, può contribuire a preservare dai pericoli e, spesso, pure a salvare il bene più prezioso: la Vita.
Il brutto è che di tutto ciò, ci si renda conto solo dopo! Il giorno dopo.
editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista
Buon giorno,nessun commento,in quanto il Dott.Ardito ha riassunto la realtà dei fatti.
Un messaggio ,ora,deve venire dall’alto.
Giovanni.T.