Cinque anni dopo, il furore tassatorio riesplode e torna a riempire le cronache. Il consorzio che riunisce i comuni della provincia bolzanina non ne fa mistero: «Non trovo giusto che la comunità paghi gli interessi di una fetta della popolazione finanziando le aree cani quando facciamo fatica ad istituire i servizi di trasporto scolastico», argomenta il vicepresidente dell’ente consortile, Alessandro Bertinazzo. Talmente fermo nelle sue convinzioni da non temere la provocazione: «Ultimamente avere un cane sembra una moda: bene, chi la sceglie può anche pagare qualche servizio per questa moda».
Di opposto parere, però, non solo le associazioni animaliste, ma anche Manuela Mescalchin, portavoce dell’Ufficio garante per i diritti degli animali: «Pensiamo a cosa possa voler dire chiedere 50 euro a cane per chi ne ha diversi. Ci sono altri modi per fare cassa, ad esempio iniziando davvero a punire i proprietari che non puliscono i bisogni dei loro cani». Quasi un suggerimento per gabellieri municipali in realtà per natura alquanto fantasiosi.
A Trieste, ad esempio, in questi giorni ferve il dibattito tra sindacati, azienda di trasporto ed enti locali sull’ipotesi di far pagare il biglietto dei mezzi pubblici pure a cani e gatti: la Provincia fa sapere di ritenere improponibile la cosa, ma la «Trieste Trasporti» conferma di aver avviato una riflessione sul punto. Un’altra amara trovata a spese degli amanti degli animali, però tutt’altro che originale. Men che meno inedita: a Milano sui mezzi Atm già pagano cani, gatti, uccelli. E pesci e pulcini trovano posto (per gentile concessione gratuitamente) solo se di proporzioni tali da poter essere ospitati «in contenitori non più grandi di una scatola di scarpe», recita il regolamento. A Roma il ticket è obbligatorio, insieme alla museruola e, se si viaggia in metropolitana, purché si trovi posto nel primo o nell’ultimo vagone. A Napoli, invece, si sale a bordo soltanto biglietto alla zampa, ma fino a un massimo di due animali per vettura. Perché a volte non basta neppure pagare, per vedersi assicurare un diritto.
Fonte IlGiornale.it