Sono loro che, attraverso gli ospedali e i medici di famiglia, offriranno la profilassi gratuitamente a malati con patologie pregresse o concomitanti, ai soggetti di età pari o superiore ai 65 anni, a donne al II e III trimestre di gravidanza e agli operatori sanitari. Proprio questi ultimi, però disattendono l’invito a vaccinarsi raccomandato dal Ministero della Salute e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Non lo fa il 90% degli infermieri e il 70% dei medici”, denuncia Giancarlo Icardi, referente del settore vaccini della Società Italiana di Igiene (Siti). Molte le conseguenze. Innanzitutto, “l’operatore che non si vaccina si può ammalare più facilmente, a causa del contatto con pazienti”. Inoltre “mentre incuba l’influenza, rischia di diventare vettore del virus tra i pazienti”. Di qui l’appello che arriva da Walter Ricciardi, presidente dell’istituto Superiore di Sanità (Iss): “Per favore, vaccinate e vaccinatevi, date il buon esempio”. In questo modo “anche gli assistiti verranno rassicurati”. Di decessi dovuti a complicanze collegate all’influenza se ne registrano circa 8.000 ogni anno in Italia, in gran parte evitabili.
“Non servono minacce di punizioni a medici che non vaccinano o non si vaccinano, ma dialogo e confronto, perché di fronte all’evidenza scientifica, le persone capiscono”, spiega Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG). Cricelli lancia un appello ai camici bianchi: “L’obiettivo è tornare alle coperture di qualche anno fa, quando a vaccinarsi erano 4 milioni di persone in più dei 10 milioni registrati negli ultimi anni”. Ma anche le persone a cui il vaccino non è offerto gratuitamente possono vaccinarsi, pagando di tasca propria. I vaccini sono “già arrivati in tutte le farmacie italiane, e chiunque voglia può acquistarlo già, dietro prescrizione medica”, annuncia Annarosa Racca, presidente di Federfarma.