Il capitolo degli oneri urbanistici è uno dei capi d’imputazione che vede a processo imprenditori, ex sindaco De Luca, assessori e tecnici comunali. Sono accusati di avere violato le previsioni del piano urbanistico, che poneva i costi per piazza della Libertà a carico di chi avrebbe realizzato il Crescent, varando nel luglio 2008 un Pua (il piano attuativo per la zona di Santa Teresa) in cui il Comune si accollava in toto la spesa per la piazza. Da quel Pua si diramano il bando per la vendita dei diritti edificatori e il rilascio ai vincitori dei permessi a costruire.
Tutto – secondo la Procura – in vantaggio della Crescent srl, che risparmiava un bel po’ sugli oneri di urbanizzazione. Quel “vantaggio” è ora il motivo per cui il collegio del Riesame ha deciso di mantenere i sigilli al cantiere. Nell’ordinanza del Riesame si legge: «I permessi devono ritenersi illegittimi e illeciti perché emessi con lo stesso vizio dei precedenti, senza alcuna motivazione in ordine alla ragione per cui, ancora una volta, l’Amministrazione comunale di Salerno non si sia sentita in dovere di effettuare il calcolo degli oneri di urbanizzazione secondo le prescrizioni sul punto del Puc e non abbia quindi richiesto alla Crescent srl il pagamento della somma mancante a titolo di conguaglio».
“Ci era sembrato un progetto insostenibile e per questo lo abbandonammo e decidemmo di cambiare il progettista. A Bofil venne dato l’incarico di orientare diversamente la Piazza per non chiudere la visuale verso il mare. Nel corso di questo passaggio anche la Piazza è cambiata completamente nella progettazione di Riccardo Bofil (è il doppio rispetto a quella prevista da Bhoigas). Tra le altre cose si si prevedono opere importanti come parcheggi interrati per 700 posti auto. Non è più, dunque, la prima piazza prevista ma è un’altra opera di ben altro impatto e di altro costo”.
“Qual è il problema? E’ che questo passaggio, questo cambiamento non è stato chiarito bene per cui anche nel secondo PUA gli oneri della piazza restano a carico dell’investitore privato pur sapendo che si tratta di un’altra opera e di altre dimensioni. E’ inimmaginabile che con un investimento di 60 milioni gli oneri a carico dell’imprenditore arrivino a 25 milioni di euro. E’ improponibile. A quel punto l’imprenditore per rientrare dell’investimento a quale cifra dovrebbe vendere gli appartamenti? Ad ogni modo – conclude De Luca – dal punto di vista formale l’obiezione che fa la Magistratura è corretta e fondata”.