Questa sarebbe l’eccezione. Dal momento che non si può sempre vincere, occorrerebbe una ricetta diversa. Alimentare la passione, avvicinare anche i più piccoli, consentendo loro di diventare veri tifosi in futuro e non semplici simpatizzanti, significa aprirsi alla città, aprirsi alla propria tifoseria. Per farlo occorrerebbe dare la possibilità di seguire gli allenamenti da vicino, permettere alle famiglie di avere contatti con la squadra, di poter vedere all’opera i propri beniamini non solo durante la partita. Sarebbe bello ammirare, anche sporadicamente, la tribunetta del Volpe gremita non solo di genitori, parenti e amici in occasione delle gare delle giovanili.
Ormai è stato superato l’ostacolo dell’agibilità di una parte della struttura destinata al pubblico nell’impianto di via Allende, per cui aprire le porte in occasione almeno di un allenamento settimanale darebbe la possibilità di rimettere in moto un meccanismo ormai arrugginito. Il calcio non è solo diritti tv, non è solo la partita allo stadio. Il numero di spettatori sugli spalti è anche conseguenza del rapporto che si crea e si alimenta con la propria tifoseria. Il ritornello delle poche presenze (che poi tra l’altro poche non sono nel caso della Salernitana) è inutile intonarlo se poi non si creano i presupposti per coltivare quella passione che spinge a riempirli gli spalti.