“La tutela dell’agroambiente su scala territoriale, così come prevista e attuata, si rivela un effettivo volano di sviluppo per la comunità locale?” è l’interrogativo che il coordinatore dei lavori Luigi Cerciello Renna ha posto in apertura di sessione ai convenuti e da cui è scaturito l’originale confronto della giornata, aperto anche alle osservazioni degli studenti. Tutti uniti nell’asserire l’imprescindibilità di un impegno condiviso Ma pressocchè unanime è stata la critica verso un sistema normativo la cui impostazione vincolistica e prescrittiva, peraltro assai datata, è da considerarsi ormai desueta e tale da zavorrare ogni ipotesi di slancio.
“È giunto il momento di rivedere, con approccio coscienzialista, forme e strumenti di tutela ambientale rifuggendo da ogni sorta di dogma e stereotipo di matrice ecologista. Nel continuare a sovrapporre tutela e valorizzazione del paesaggio, si sta rischiando una deriva vincolistica che si traduce in un grave svantaggio per il milieu locale in termini di competitività e produttività. Occorre passare dalla convenienza della bellezza alla bellezza della convenienza”.
Queste le parole di Luigi Cerciello Renna, cui hanno fatto eco le posizioni espresse dal Presidente della Conferenza dei Sindaci e dal Sindaco di Furore. Entrambi si sono soffermati con spirito critico sull’approfondimento dell’attuale impianto legislativo a presidio del territorio e nella riconsiderazione degli atti e dei provvedimenti sin qui adottati da Amministrazioni ed Enti a vario livello coinvolti nella salvaguardia e valorizzazione del paesaggio.
Secondo Squizzato, sindaco di Cetara, ha poi osservato: “Occorre prendere atto che le regole urbanistiche impediscono oggi quegli stessi interventi che decenni addietro hanno generato il paesaggio culturale. E devo dire che il brand Unesco, traguardo assoluto per la Costa d’Amalfi, una volta raggiunto non ha poi prodotto nel tempo alcuna ricaduta di significativo rilievo per il territorio e su questo occorre propugnare ulteriori sforzi”.
Raffaele Ferraioli, sindaco di Furore, ha invece puntualizzato: “È necessaria la presa di coscienza di una cultura urbanistica ormai cambiata. Il Piano Urbanistico Territoriale mostra limiti strutturali che ne fanno un ostacolo alla crescita di un contesto così di pregio come la Costiera. Il rilancio serio dell’agricoltura può poi passare per la diversificazione di colture e produzioni”.
È’ stata poi la volta del Sindaco di Minori Andrea Reale che, dopo una prolusione descrittivo-narrativa dedicata al versante costiero amalfitano e all’armonia della bellezza, ha precisato: “La Costa d’Amalfi deve necessariamente dotarsi di strumenti e procedure che la connettino all’Europa in maniera sistematica e non mediata. Urgono riforme che ne assicurino l’effettivo e proficuo sviluppo. Da valutare poi la valorizzazione della coltura locale principe, ossia il limone, dedicandovi un parco didattico tematico e porre attenzione alla destagionalizzazione turistica”. Gli amministratori convenuti hanno poi condiviso la criticità sollevata dal coordinatore in merito all’assenza in Costiera di una istituzione sovraordinata ai Comuni e con potere di indirizzo.
Il dottor Salvatore Criscuolo, rappresentante della categoria degli imprenditori, ha esordito con un marcato compiacimento per le posizioni espresse dagli esponenti sia della comunità scientifica che della governance territoriale.
Egli ha sottolineato come il “terrorismo paesaggistico” e il “bigottismo urbanistico” possono arrecare gravi ed irreversibili danni alle bellezze paesaggistiche, di come la “deriva vincolistica ” abbia incoraggiato se non obbligato a fare irregolarità edilizie da parte di una popolazione attiva ed operosa con duemila anni di civiltà, che non poteva essere ibernata da una normativa con ostacoli insuperabili.
Ha esposto, quindi, come da una tutela passiva occorre passare ad una tutela attiva del territorio per non vedere definitivamente morire il tramandarsi degli antichi saperi di quel paesaggio culturale (come battuto di lapillo, volte a croce, macere a secco) grazie al quale siamo qualificati Patrimonio dell’ Umanità dall’ Unesco.
Ha illustrato, inoltre, con video ed immagini come la tutela passiva si sia rivelata inadeguata in quanto astratta e incurante delle pecularietà di un territorio fragile e complesso come quello della Costiera Amalfitana e come essa abbia affievolito se non cancellato il valore aggiunto della civiltà agricola e rurale consegnado il territorio abbandonato alle nuove nefaste convenienze degli incendi e degli spegnimenti.
Infine ha proposto ai Sindaci presenti di destinare una quota parte della tassa di soggiorno agli operatori dell’ agricoltura poichè con la loro permanenza eroica sul territorio contuano a fare attività non remunerativa per se stessi ma di grande vantaggio per la sicurezza idrogeologica, il rischio incendi, la bellezza del paesaggio, la produzione di eccellenze agro-alimentari.