Ma intanto è giallo su un’intercettazione che chiamerebbe pesantemente in causa il giudice Scognamiglio e il marito, l’avvocato Guglielmo Manna, pubblicata con grande evidenza su diversi quotidiani. “Abbiamo finito, è fatta” avrebbe detto il magistrato, il giorno della decisione su De Luca, in una telefonata al coniuge mentre ancora era in camera di consiglio; qualche minuto dopo Manna avrebbe mandato un sms allo staff di del governatore: “è andata come previsto”.
Quella presunta telefonata però – si è appreso in ambienti giudiziari – non figura tra gli atti al vaglio della procura di Roma. “Se quelle conversazioni come riportate dai giornali non sono vere – dice l’avvocato Giovanbattista Vignola, legale del giudice Scognamiglio, invitando la magistratura a svolgere immediate indagini – due sono i casi: o sono state trasmesse da chi ha interessi, anche politici, alla diffusione di notizie false, o queste intercettazioni esistono, e stanno da qualche altra parte”.
Al trasferimento ad un’altra sezione del tribunale di Napoli si aggiunge per il giudice Scognamiglio un rischio più grosso: quello di dover lasciare il capoluogo campano e le sue funzioni di giudice, visto che il Csm ha aperto nei suoi confronti “una pratica per incompatibilità ambientale e funzionale”, come ha annunciato il vice presidente Giovanni Legnini.
Una tegola che potrebbe non rimanere isolata, considerato che anche il procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo, titolare dell’azione disciplinare per le toghe, ha avviato sul suo caso accertamenti preliminari. Si è trattato di una giornata decisamente nera per Scognamiglio, accusata dalla procura di Roma, con il marito, Guglielmo Manna, e altri indagati, di concussione per induzione, perché minacciando il governatore di una decisione del tribunale a lui sfavorevole, tramite l’ex capo della sua segreteria
Nello Mastursi e un’altra persona, avrebbero convinto De Luca a promettere a Manna la nomina a un’importante carica nella sanità campana. Ieri il giudice si era difeso, spiegando di non aver mai chiesto favori a nessuno e prendendo le distanze dal marito,legale dell’ospedale Santobono, con il quale ha detto di essere da tempo nella condizione di separata in casa.
Ma è proprio sul suo ruolo, su quello del marito e di Mastursi in questa vicenda che si starebbe concentrando l’attenzione dei pm romani Corrado Fasanelli e Giorgio Orano, titolari dell’indagine, che non dovrebbe avere tempi lunghi. Mentre in procura viene ritenuta meno centrale la posizione di De Luca, il cui nome non comparirebbe mai nelle intercettazioni e per il quale non si è ritenuto necessario finora procedere all’interrogatorio che lui stesso aveva sollecitato. Intende procedere rapidamente anche il Csm.
“Come è accaduto per il caso Palermo saremo velocissimi nei limiti che ci consentono le norme in vigore”, ha assicurato Legnini. Ma Palazzo dei marescialli per procedere ha bisogno di avere in mano elementi più consistenti di quelli di cui dispone sinora. Per questo la Prima Commissione, che è titolare del fascicolo (relatore Piergiorgio Morosini), ha già deciso di chiedere un “supplemento di informazioni” al presidente del tribunale di Napoli e al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. Di Scognamiglio si occupa da oggi anche l’Anm, di cui è un’iscritta. I probiviri del sindacato delle toghe hanno deciso di chiedere al Csm e a Pignatone gli atti che la riguardano per verificare se ci sono gli estremi per un procedimento disciplinare
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