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I verbali, Manna: “Io non farò il direttore generale, ma lui perde la Regione”

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Un’attesa sempre più impaziente di una ricompensa che non arriva, malgrado “l’investimento” sia stato fatto. Agli atti dell’inchiesta della procura di Roma che coinvolge il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ci sono intercettazioni che evidenziano come uno degli indagati, l’avvocato Guglielmo Manna – marito del giudice Anna Scognamiglio, relatore dell’ordinanza che permise al governatore della Campania di rimanere al suo posto – si muova, personalmente e con l’ausilio di intermediari, facendo pressioni – sottolineano gli investigatori della Mobile di Napoli, nell’informativa agli atti – per ottenere una nomina di vertice nel settore della sanità.

”Io non faccio il direttore generale e va bene, però tu non farai il presidente della Giunta regionale. Io perdo 5 tu perdi 100”, diceva Manna parlando in auto con l’avvocato Gianfranco Brancaccio, un altro degli indagati, il 20 agosto, ad un mese dalla decisione del tribunale civile sul congelamento della sospensione del governatore. ”A questo punto voglio capire, perché io i patti li ho rispettati, e si è fatto quello che si era detto”, aggiunge Manna. ”Ora sta a loro giocare…”, risponde Brancaccio. Un mese prima, le aspettative erano più ottimistiche. “Nel frattempo io quell’operazione l’ho fatta, e quindi il mio credito ormai è come quello della Germania nei confronti della Grecia”.

L’avvocato Giuseppe Vetrano, uno degli indagati, si rivolge a un interlocutore in una telefonata che viene intercettata il 20 luglio, due giorni prima che venga resa nota alle parti la sentenza del tribunale civile favorevole al governatore. Vetrano – coordinatore per la provincia di Avellino delle liste a sostegno di De Luca, nella campagna per le Regionali – viene indicato nell’inchiesta come uno degli intermediari che si muovono per far ottenere un incarico di rilievo nella sanità a Guglielmo Manna. “Si deve vedere come si può esigere, perché è inesigibile… comunque domani ha la notizia”, aggiunge Vetrano.

Gli investigatori sottolineano nell’informativa che l’indomani, 21 luglio, “Vetrano apprendeva da Brancaccio, che a sua volta era stato informato da Manna, del deposito della sentenza sul ricorso del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, sentenza che poi verrà resa nota alle parti il giorno successivo, 22 luglio 2015. Vetrano, appresa la notizia, si affrettava a comunicarla a Carmelo Mastursi (l’indagato che all’epoca era capo della segreteria di De Luca in Regione, ndr), inviandogli un sms”.

Le nomine ai vertici di ospedali e aziende sanitarie si fanno attendere, durante l’estate. ”Ho fatto un investimento il 17 luglio ma mi deve essere ancora ritornato”. ”Non abbiamo avuto niente in cambio”, sono altre frasi intercettate di Manna. L’avvocato continua comunque a interessarsi delle decisioni del tribunale sulla sospensione del governatore. Agli atti dell’inchiesta c’è una conversazione intercettata in auto, il 4 settembre, tra lui e la moglie. Manna: “Mo’ l’11 che devi… l’11 pure devi fare la sentenza, no?”.

Scognamiglio: “L’11 devo fare l’altro pezzo no… ho un altro pezzo dell’ordinanza De Luca”. Manna: mh. Scognamiglio: “E che palle! Non finisce mai, sembra la storia infinita!”. Manna: “Eh sì, sembra un puzzle”. Scognamiglio: “Quasi!”. Pochi giorni prima Manna aveva inviato il proprio curriculum a Vetrano, su richiesta di quest’ultimo, e al telefono sottolinea in due occasioni di averlo fatto utilizzando il computer e la posta elettronica della moglie. In un’altra intercettazione del 20 agosto emerge che Manna aspira all’incarico di direttore generale della Asl di Avellino: incarico che diventa “allenatore dell’Avellino” nella metafora utilizzata in un messaggino Whatsapp per sollecitare Vetrano a dare notizie.

Fonte ANSA

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