Il freddo secco favorisce il diffondersi dell’influenza, al contrario del caldo, anche un po’ umido, ma è ancora ”presto per dire se il caldo di questo novembre ritarderà l’inizio dell’epidemia influenzale”. A dirlo è Gianni Rezza, epidemiologo del’Istituto superiore di sanità (Iss). “Difficile dire se il caldo di queste settimane porterà a un ritardo della stagione influenzale. Ad Hong Kong, dove c’è un clima più caldo ad esempio, l’influenza c’è tutto l’anno”. In questo periodo generalmente gli epidemiologi non si aspettano una grande circolazione del virus influenzale, che “di solito avviene alla fine di dicembre, per poi arrivare al picco tra gennaio e febbraio – continua Rezza – Conviene comunque vaccinarsi ora, perchè servono almeno 2-3 settimane perchè si producano gli anticorpi”. Al momento, secondo i dati del bollettino Influnet dell’Iss, l’attività dei virus influenzali è ai livelli di base.
Il livello di incidenza, nella settimana dal 2 all’8 novembre, è stato di 0,69 casi ogni mille assistiti con circa 42mila casi, per un totale dall’inizio della sorveglianza di circa 137mila casi. Più colpiti i bambini tra i 0 e 4 anni, con 2,20 casi per mille assistiti, mentre tra i 5 e 14 anni l’incidenza è stata di 0,74 casi ogni mille assistiti, di 0,67 nella fascia 15-64 anni e 0,36 negli over 65enni. In tutte le Regioni l’incidenza è sotto la soglia epidemica, tranne che nella provincia autonoma di Trento. ”Al di fuori dell’epidemia vera e propria – conclude Rezza – spesso accade che molte febbri vengano scambiate per influenza pur non essendo di origine influenzale”.
(ANSA).
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