A Spotify, le persone sono i nostri asset più importanti. Il nostro team ci ha permesso di essere dove oggi ci troviamo e la nostra capacità di offrire il miglior servizio musicale al mondo sta nelle loro mani. Spotify sta crescendo velocemente e il nostro team cresce con noi sia a casa che al lavoro. Con questa idea, abbiamo introdotto oggi un nuovo e globale congedo parentale, sviluppato per aiutare i membri del nostro staff, ovunque si trovino nel mondo.
Con queste parole Katarina Berg, responsabile delle risorse umane di Spotify ha annunciato l’avvio del nuovo congedo parentale dell’azienda svedese, sul blog aziendale. E’ un altro esempio (estremo, se si guarda con l’ottica tricolore) dei tentativi aziendali di promuovere l’equilibrio tra tempo dedicato alla vita extra-lavorativa e l’occupazione. Maestro in queste pratiche è il miliardario Richard Branson, che alla sua Virgin ha introdotto concetti quali le ferie illimitate e il congedo parentale di un anno a piena paga, con grande successo tra i dipendenti e presso l’opinione pubblica. Alcuni hanno provato a imitarlo in altre forme: caso esemplificativo è quello del Giappone, dove la casa d’abbigliamento Uniqlo ha introdotto un progetto pilota “accorciando” la settimana a quattro giorni lavorativi.
Tornando a Spotify, l’app della musica in streaming invita i genitori a cogliere a pieno l’opportunità offerta, con la possibilità aggiuntiva di dividere il periodo in due tronconi qualora madri e padri lavorino entrambi nella società. Avere uno stipendio al 100% non sarebbe cosa da poco, se paragonato a quanto avviene oggi in Italia. La maternità facoltativaprevede infatti che entro i primi 6 anni di età del bambino, per un periodo massimo complessivo (madre o padre) di 6 mesi, si riceva il 30% dello stipendio medio giornaliero. Dai sei agli otto anni, se non è stato sfruttato prima, il congedo resta retribuito al 30% ma solo per i redditi inferiori a 2,5 volte il minimo della pensione (circa 1200 euro), poi si azzera.
La recente innovazione in Italia, nonostante la “falsa partenza” che l’ha contraddistinta, riguarda la possibilità di fruire del congedo parentale anche a ore, come disciplinato da una circolare dell’Inps pubblicata la scorsa estate. La Stabilità ora in Parlamento ha invece prorogato a tutto l’anno prossimo il cosiddetto “voucher baby-sitter”, che stanzia 20 milioni di euro per permettere alle lavoratrici, negli 11 mesi successivi al rientro dopo una maternità, di usufruire, in alternativa alla prosecuzione del congedo, di un assegno di 600 euro mensili per un massimo di 6 mesi, quale contributo per le spese della babysitter.
Fonte Repubblica.it
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