I campi di Aida, Balata, Hittin, Jalazone, Shu’Fat, Dheisheh, Husun e le città di Hebron, Ramallah e Gerusalemme immortalati nelle foto scattate nel corso del viaggio riferiscono di un popolo che nonostante le condizioni precarie in cui è costretto a vivere ha ancora la forza di opporsi e la voglia di continuare a resistere. Vivere sotto occupazione, circondate e circondati da check-point e dal muro che taglia tutta la West Bank ed essere profughi sulla propria terra sono solo alcuni degli aspetti che verranno trattati nel corso dell’iniziativa partendo dai quali si cercherà di ricollegarsi ai fatti degli ultimi mesi, ossia a quella che è stata definita nuova Intifada e che vede come protagonisti una nuova generazione di giovani palestinesi: la cosiddetta “generazione di Oslo” slegati dai partiti politici, ragazzi che non hanno mai visto il mare, mai visto Gerusalemme, che vivono la mancanza di libertà di movimento e di espressione, che sacrificano la loro vita per affermare il diritto alla vita di un intero popolo.
NELLA FOTO. Il muro dell’apartheid eretto dai coloni israeliani il territorio di West Bank