Occorre intervenire per
- ridurre l’età del pensionamento e per agevolare l’uscita dal lavoro e creare le condizioni per favorire l’occupazione giovanile;
- rendere flessibile l’uscita dal lavoro senza ulteriori penalizzazioni già insite nelle pensioni anticipate;
- separare previdenza e assistenza;
- riformare strutturalmente la legge Fornero;
- applicare l’opzione donna ai sensi dell’art.1 comma 9 legge 243/2004;
- salvaguardare i lavoratori precocii requisiti pensionistici del personale ferroviario e risolvere i problemi della cosiddetta “quota 96” per il personale della Scuola;
- favorire la previdenza complementare eliminando gli ultimi provvedimenti ritenuti restrittivi.
CGIL, CISL e UIL di Salerno, poi, propongono di:
- favorire le modalità di accesso al part-time incentivato negli anni antecedenti all’ età pensionabile;
- contemplare la contribuzione figurativa piena dei permessi e dei congedi parentali per l’ assistenza a persone disabili ed anziani non autosufficienti.
Inoltre, CGIL, CISL, e UIL di Salerno condannano i tagli operati dalla legge di stabilità su CAAF e Patronati. Questi tagli penalizzano lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, che vedono ridotta la propria possibilità di rendere esigibili i propri diritti, in un contesto dove affaristi e speculatori tentano di sopravanzare le professionalità al servizio dei cittadini proprie di Organizzazioni quali quelle sindacali.
A questa iniziativa di stamane erano stati invitati anche i parlamentari salernitani, che hanno perso l’ennesima occasione di confrontarsi con le OO. SS. e mettersi a servizio della parte più debole della cittadinanza.
Nel contempo, le OO. SS. ringraziano l’On. Tino Iannuzzi di aver portato il proprio saluto all’assemblea, prima di partire per altri impegni precedentemente assunti, dando la propria disponibilità ad essere interlocutore per i temi oggetto della riunione odierna.
CGIL, CISL e UIL di Salerno decidono altresì di intraprendere nuovi momenti di mobilitazione sul territorio , convinte, ora più che mai, che l’attacco ai diritti dei cittadini si concretizza come una negazione dei bisogni dei più poveri e dei più deboli e ciò, in uno stato di diritto, non può e non deve accadere.