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Guidava ubriaco l’auto nella quale perse la vita Dorotea Di Sia, condannato a tre anni

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Tre anni di carcere per Pantaleo D’Addato  il 36enne che il 13 maggio dello scorso anno era alla guida dell’auto a bordo della quale, in seguito ad un incidente, perso la vita la 26enne Maria Dorotea

Di Sia.

Ad Ottobre c’era stata una prima udienza ed il GIP aveva respinto la richiesta di patteggiamento della pena presentata dall’avvocato di D’Addato. Il GIP in quella circostanza aveva inviato nuovamente gli atti al PM perchè aveva ritenuto che la pena richiesta non fosse congrua. Il giudice, infatti, aveva ritenuto non applicabili le attenuanti generiche vista la gravità del fatto contestato. L’avvocato difensore del 36enne aveva chiesto una pena di 2 anni di reclusione con sospensione condizionale. Richiesta che aveva avuto anche l’assenso del Pubblico Ministero.

Questa mattina nel carcere di Trani il giudice ha emesso la condanna per il conducente dell’auto che si andò a schiantare contro un palo. Secondo quanto emerso nel corso del processo D’Addato risultò positivo all’alcol test e agli esami tossicologici. Oltre ai tre anni gli è stata revocata la patente di guida ed è stato interdetto per cinque anni dai pubblici uffici.

Maria Dorotea, originaria di Santa Marina, era studentessa all’accademia delle Belle Arti di Brera a Milano ed era conosciuta nel Vallo di Diano poiché alcuni suoi parenti abitano a Sala Consilina ed ha frequentato il Liceo Artistico di Teggiano fino all’anno scolastico 2006-2007. Il 13 maggio di un anno fa era a bordo dell’Audi A6 condotta da Pantaleo D’Addato, insieme a loro c’erano anche altre 3 persone, rimaste ferite. L’auto si era schiantata contro il pilastro in muratura di una villa in costruzione nel comune di Bisceglie. Per la ragazza, che si trovava sul sedile posteriore, non c’era stato nulla da fare: morta sul colpo.

Il giovane che era alla guida in seguito alle analisi effettuate in ospedale aveva un tasso alcolemico di gran lunga superiore al limite massimo previsto dalla legge (2,45 g/l) ed aveva nel sangue due tipi di droghe: cannabis e cocaina, quest’ultima era presente nel sangue in un quantitativo di 11 volte superiore al limite consentito.

 

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