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Aneurisma curato come un mal di testa, 8 medici a processo

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Sarà un processo ad accertare cause e responsabilità per la morte della 57enne Antonia Quaranta che spirò al Ruggi il primo agosto del 2013 dopo i ricoveri negli ospedali di Eboli, Battipaglia e Salerno dopo 20 giorni di calvario. Alla basedel decesso, secondo l’accusa che porta a processo otto tra medici e personale delle strutture ospedaliere una diagnosi sbagliata: un aneurisma curato come una banale encefalea. Il calvario per la donna battipagliese inizia nel luglio del 2013. Per due volte aveva chiesto aiuto ai medici di due diversi ospedali, e per due volte l’avevano rimandata a casa con la diagnosi di una banale mal di testa. Antonia Quaranta aveva invece un aneurisma, che pochi giorni dopo la portò alla morte. Era l’11 luglio. La 57enne accusava mal di testa sempre più persistenti e quel giorno si fece accompagnare in ospedale a Eboli.

Fu visitata ma il responso non era andato oltre una forte cefalea e la paziente fu stata subito dimessa. Lei però continuava a star male. Il dolore si faceva sempre più insopportabile, durante la notte cominciò il vomito e il giorno dopo la donna, dipendente della Finagricola di Battipaglia, era stata portata in ambulanza al Pronto soccorso di Battipaglia. Qui i medici le avevano praticato un lavaggio per lenire la sofferenza. Le condizioni non migliorarono. Così il giorno dopo – sabato 13 luglio – raggiunse il “Ruggi” di Salerno dove i medici l’avevano ricoverata, scoprendo l’aneurisma. Nei giorni successivi era stata sottoposta a due interventi. Dopo la prima operazione, che doveva essere sufficiente a far rientrare la patologia, l’aneurisma si ruppe provocando una emorragia e un edema cerebrale massivo. La 57enne era stata operata di nuovo e sottoposta a una terapia farmacologica, ma tutto fu inutile.

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