Secondo quanto riportano nella nota le organizzazioni sindacali, ”il razionamento della spesa, dal 2007 al 2014, ha prodotto nel pubblico una riduzione di circa 15.000 unità di personale a causa del blocco del turn over; un precariato diffuso; la chiusura di servizi territoriali e ospedalieri; la soppressione di 2402 posti letto per acuti; lo smantellamento dei servizi psichiatrici e al paziente fragile; la mancata integrazione del 118 con la rete ospedaliera e dei Policlinici con il Servizio sanitario regionale; l’aumento delle barelle, delle liste di attesa e della migrazione extra regionale”.
Ma non solo. I sindacati denunciano anche ”l’assenza di contrattazione aziendale con garanzia dei fondi contrattuali necessari per sostenere il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei servizi assistenziali”. Uno stato delle cose che secondo i sindacati ”è destinato a peggiorare” a seguito dell’entrata in vigore, lo scorso 25 novembre, della legge161/2015 che ripristina la normativa europea sull’orario di lavoro e sui riposi del personale del Servizio sanitario nazionale, ”illegittimamente sospesa in Italia e – ricordano – a tutela della salute dei lavoratori e a garanzia dell’appropriatezza delle prestazioni ai cittadini”.
Un appuntamento a cui – dicono le sigle sindacali – ”si è arrivati in maniera impreparata, con il paradosso che un cambiamento positivo si possa trasformare in un rischio reale per l’assistenza in una regione, la Campania, dove l’esigibilità del diritto alla salute è in forte pregiudicato da anni e dove si attende, da sei mesi, la nomina del commissario ad acta da parte del Governo”. I sindacati affermano in conclusione che ”qualora non si affronti la grave crisi assistenziale e occupazionale con un piano adeguato per garantire la tenuta del sistema salute, saranno messe in campo ulteriori mobilitazioni”.
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