Site icon Salernonotizie.it

Musica: a Palazzo Avenia a Salerno il violinista Fabrizio Falasca e il pianista Joao Carlos Parreira Chueire

Stampa
Non c’è festa senza musica! Il Natale salernitano sarà impreziosito, sabato 12 dicembre, da un prestigioso récital che vedrà esibirsi alle ore 19, nella incantevole cornice del salotto di Palazzo Avenia, un duo prestigioso, composto dal violinista Fabrizio Falasca e dal pianista Joao Carlos Parreira Chueire. Una serata, questa, voluta e organizzata dal padrone di casa Francesco Galano in collaborazione con la Scuola di Musica “Il Mozarteum” di Salerno, che sarà aperta dalla Sonata in Mi minore K. 304, composta da Wolfgang Amadeus Mozart, un vero e proprio capolavoro con il suo patetico Allegro sorretto da un’intima inquietudine ed agitazione, accresciuta dai risvolti contrappuntistici dello sviluppo e un Tempo di Minuetto ricco di ombreggiature appena rischiarate dal Trio.

Seguirà la Sonata op.24 in Fa maggiore n°5, “La primavera” di Ludwig van Beethoven, datata 1800. Come per altre sonate (“Aurora”, ecc.) non è dato sapere a chi risalga la denominazione di Sonata “della Primavera” che ha avuto fortuna, anche se in sostanza manchino elementi specifici ad avvalorare tale appellativo. Se esso vuol sottintendere freschezza, serenità o senso gioioso della vita, altre musiche di Beethoven potrebbero meritarlo, soprattutto di questo periodo creativo ove la dialettica dei motivi non assume, in generale, la imponenza e l’impeto drammatico che saranno della Sonata “a Kreutzer”. Un lieve e scorrevole tema «femminile» e, dopo un brusco rivolgimento tonale del pianoforte, un secondo tema di più marcata tempra ritmica assicurano la duplice prospettiva entro cui, non senza eleganza, si snoda il primo movimento (Allegro).

Nell’Adagio il pianoforte propone la melodia, subito imitato dal violino. Successivamente la vicenda si limita a consegne reciproche del tema con qualche accenno ornamentale. Nell’affettuoso, confidenziale dialogo il violino – verso la metà, al minore – porta una sua nota di patetica mestizia. Nello Scherzo una figura ritmica di valzer viennese, di piglio weberiano, si schematizza in una di quelle ripetizioni testarde che in un prossimo futuro assurgeranno a protagoniste dello scenario drammatico beethoveniano. Il Finale si attiene, pur con qualche libertà, alla falsariga del Rondò, con quattro esposizioni del ritornello separate da altrettanti intermezzi, l’ultimo concluso da una cadenza ampia e tumultuosa.

A seguire, lo Scherzo in do minore dalla Sonata F.A.E. di Johannes Brahms scritto per Joachim (Frei Aber Einsam il motto del violinista: libero ma solo). Lo Scherzo, parte di un’opera scritta a sei mani con Schumann e Dietrich, nel 1853, si evidenzia per l’esuberanza giovanile che caratterizza la pulsazione ritmica e la robusta scrittura pianistica, la quale sfrutta volentieri la zona del grave, mentre il Trio (episodio centrale del movimento in 2/4) si compone di una prima parte che comprende una melodia graziosa ed espressiva, e una seconda parte armonicamente più fluttuante con chiari riferimenti ai due terni iniziali, che conduce alla ripresa integrale dello Scherzo da capo. Due celebri, garbate e piacevoli melodie chiuderanno il programma, il Liebeslied di Fritz Kreisler e il Cantabile op.17 di Niccolò Paganini che saranno esaltate dal suono potente e avvolgente del Guarneri del 1727 impugnato magistralmente da Fabrizio Falasca.

Exit mobile version