Le più recenti vicende del crack e conseguente ristrutturazione delle quattro banche regionali (Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara) – pertanto escluse dal controllo di vigilanza della Bce ma, nella prospettiva dell’integrazione bancaria europea, ancora affidate al controllo della Banca d’Italia – certifica ancora una volta l’anomalia della gestione di un sistema, che è l’intero sistema-Italia, che gode di sempre minore credibilità sia nazionale che internazionale. Ed è questo il punto, direi, di maggiore impatto della vicenda. Al di là delle tragedie personali.
Infatti, troppi sono ormai gli episodi che servono a dimostrare la nostra anomalia. Provo a riassumerli, frettolosamente e almeno in parte:
- · L’intreccio bancario e finanziario tra diversi stati come l’Italia e il Vaticano;
- · L’intreccio d’interesse tra politica e banche. Non c’è alcun dubbio, infatti, che la crisi delle banche in Italia sia stata soprattutto effetto della pressione esercitata dalla politica, che ha innescato meccanismi d’intermediazione creditizia e finanziaria rivelatisi spesso illeciti;
- · L’attività di sorveglianza degli organismi addetti al controllo. Fino all’esercizio inerente al ruolo e alla funzione assegnati alla Banca d’Italia;
- · Il mancato o tardivo allineamento alle nuove normative di assetto e di controllo decise dall’Ue;
- · I rapporti di fiducia, divenuti sempre meno trasparenti, tra istituzioni e clienti (stakeholders). Senza sottacere, in tutti i casi illeciti, il ruolo decisivo della magistratura mediante l’esercizio delle proprie funzioni, inquirente e giudicante.
Se il sistema bancario italiano si mostra spesso carente, è indubbio che tutte le componenti abbiano almeno una parte di colpa. A lungo andare, però, ne va della credibilità di un intero sistema-paese, che, ripeto, è questo nostro dell’Italia di oggi.Quousque tandem abutere …
Angelo Giubileo