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Un pensiero ‘ardito’ ma non troppo… Non tutto si combatte con l’Anac (di Tony Ardito)

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Aver istituito l’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione) direi che è stata una scelta necessaria ed opportuna; tanto più se poi la si è affidata ad un uomo delle istituzioni di comprovata competenza, quale il magistrato Raffaele Cantone; tuttavia l’aver creato un tale presidio di garanzia è stato un po’ come riconoscere che in Italia la corruzione è un fenomeno ormai cronico.

Immagino che in pochi mesi la corrispondenza recapitata all’ANAC abbia fatto registrare numeri da record; d’altronde, basta seguire i media per rendersi conto che non passa giorno senza che non si richiami la sua attenzione verso l’operato  di questa o quella istituzione o amministrazione.

Per effetto di quanto accaduto di recente nel mondo del credito locale, il governo le ha conferito l’ennesimo, delicatissimo compito, ovvero quello di dover stabilire quali obbligazionisti sono stati tratti in inganno dagli istituti falliti.

Cantone e la sua struttura iniziarono ad operare a pochi mesi dalla inaugurazione dell’Expo di Milano onde intercettare ed intervenie, in modo significativo, sui deprecabili fenomeni di malaffare verificatasi nello sterminato perimetro del suo cantiere. Da allora, pare che quell’ufficio sia divenuto un crocevia imprescindibile, il che se da un lato ci fa sentire garantiti, dall’altro ha acuito in noi il distacco e la sfiducia verso la cosa pubblica.

Ad aggravare il tutto, poi, ha inciso, non poco, la forte riduzione delle risorse che lo Stato trasferisce agli enti locali – ormai al collasso ed incapaci di garantire i servizi essenziali alle proprie comunità –  e la diminuzione di quelle che – nonostante i proclami di segno contrario – designa agli organi di polizia; cioè a coloro che dovrebbero poter disporre di uomini e mezzi al precipuo fine di prevenire, ancorché perseguire, comportamenti criminosi legati alla vita pubblica e privata nel suo complesso.

Si ripropone, credo, il problema di fondo: riformare le istituzioni e conferire un moderno assetto alle articolazioni dello Stato. Tuttavia è, altresì, fondamentale riaffermare l’etica della responsabilità, riferita al singolo cittadino, ma ancor più a chi lo rappresenta.

Io non mi illudo si potrà mai debellare l’atavico fenomeno della corruzione, ma certamente si può dotare ciascuno dei necessari anticorpi, e per farlo è fondamentale restituire alle istituzioni quella credibilità e quel prestigio che oggi stentano ad esercitare ed inoltre, si dovrebbero riconoscere, inequivocabilmente, al cittadino i propri, fondamentali diritti; diritti i quali, spesso fanno il paio con qualcosa che ha addirittura un valore ben più importante, la dignità.

Per sconfiggere una male, non è sufficiente combatterne le conseguenze, è molto più intelligente ed efficace individuare e sradicarne le ragioni.

editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista

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