Sforzo massimo per i ragazzi che si ritroveranno anche a recitare, in uno spettacolo che vedrà in palcoscenico i tredici strumenti originali diretti da Matteo Parisi, otto cantanti-attori e la partecipazione straordinaria di Yari Gugliucci che sarà la voce recitante. Apertura affidata alla splendide voci del soprano Francesca Manzo e del mezzosoprano Luana Grieco, entrambe in duo con Lidia Fittipaldi al pianoforte, le quali faranno dell’eclettismo e della contaminazione dei generi la propria cifra distintiva, trasformando il Teatro Augusteo in un cabaret berlinese per marcare sia la continuità con un passato così importante (e così ingombrante) sia la differenza, andando ad eseguire i Brettl-Lieder di Arnold Schonberg e due celebri canzoni su testo di Brecht.
Francesca Manzo proporrà del binomio Schonberg-Wedekind, Galathea, datata 1901, realizzata musicalmente con uno charme in cui echeggiano i toni, appunto del più raffinato cabaret del tempo, giudizio del resto che vale anche per l’altro lied il cui testo è firmato da Hochstetter, musica accomunata nei testi nella volontà di denuncia della corruzione, del conformismo, e della volgarità della grassa borghesia dell’epoca. Entrerà, quindi in scena Luana Grieco per introdurre i due protagonisti della serata Kurt Weill e Bertold Brecht con “Nanna’s lied” e “Das Lied der Moldau”, a rappresentare la sinuosità scabra di questi autori, il «Verdi dei poveri», come chiamava Weill il nostro Busoni, che forse più di ogni altro chiede alla voce femminile duttilità sapiente e ricchezza di colori, nonché un’estrema disinvoltura stilistica.
Evento clou della serata L’opera da tre soldi, con la sua lucida e provocatoria critica sociale del testo e la dirompente forza della sua musica, che la conferma opera estremamente vicina alla crisi di valori umani, sociali e morali che caratterizza i nostri giorni. Nel mettere in scena personaggi socialmente emarginati e privi di scrupoli, malviventi, donne di malaffare, poliziotti e uomini di potere corrotti, Brecht e Weill, grazie alla tecnica dello straniamento teatrale e a uno stile musicale che utilizza il linguaggio della musica classica intercalandola con le suggestioni del cabaret, della canzone commerciale, del jazz e della musica da ballo, ci consegneranno una visione disincantata e spietatamente critica della realtà che ci circonda.
Di qui la modernità spregiudicata di questo tipo di teatro lirico e musicale, che può coinvolgere tanto cantanti lirici quanto artisti provenienti dal teatro di prosa – come insegnò la storica messinscena realizzata da Giorgio Strehler negli anni Settanta del secolo scorso per il Piccolo Teatro di Milano –, dall’operetta e dal teatro di prosa e che vedremo qui realizzata in forma cameristica dagli allievi del nostro conservatorio.