Nel preambolo della Costituzione europea, è presente una frase che Tucidide fa dire a Pericle. A giudizio dell’illustre filologo e storico, Luciano Canfora, si tratterebbe di una vera e propria “falsificazione” (in La democrazia storia di un’ideologia, 2004).
Ho riletto il saggio di Canfora dopo che a settembre 2015, in uscita per la Feltrinelli, è stato tradotto un altro interessante saggio, pubblicato per la prima volta nel luglio 2013, di David Van Reybrouck dal titolo Contro le elezioni-perché votare non è più democratico. Il saggio si apre con una frase di Jean-Jacques Rousseau tratta da Il Contratto sociale (1762): “Il popolo inglese crede di essere libero, ma si sbaglia di grosso; lo è soltanto durante l’elezione dei membri del Parlamento; appena questi sono eletti, esso torna schiavo, non è più niente”.
Per Canfora, l’uso del termine demo-crazia è stato introdotto nel linguaggio dell’uomo ed in particolare esperito dai greci ateniesi al fine di rappresentare l’idea di comunità che nell’antichitàtrova compimento allorquando a tutti i liberi di Atene, e quindi non agli schiavi (tra i quali, in particolare, gli iloti di Sparta ex Dori liberi) che di essa ne fanno parte, è attribuito il diritto di cittadinanza. Al di fuori della città greca, fuori dal territorio e oltre i confini della polis, non restano che i barbari (oi barbaroi). Per gli stessi greci, l’esercizio effettivo della cittadinanza è invece questione procedurale, regolata dal meccanismo di scelta della decisione, e quindi mediamente dal meccanismo di elezione.
Angelo Giubileo
(Parte I – continua)