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Lotito salva Torrente e se la prende con calciatori e la jella

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Cinque giocatori saranno ceduti, 4 messi sul chi va là: il ribaltone post Como diventa dibattito da bar, con relativi fronti dei favorevoli e contrari, con realistiche o immaginifiche versioni, che vanno dalla necessità – da parte della società – di tenere sulla corda gli uomini di Torrente, alla giusta punizione per non aver dato quanto era nelle loro possibilità o nel non essere stati all’altezza della categoria e delle aspettative del club. Lotito salva Torrente, almeno per ora ed è pronto alla rivoluzione partendo dai calciatori. Noi preferiamo non parlare di versione, ma di perversione: la Salernitana è masochista, almeno quanto lo è uno dei due proprietari.

Già perchè Lotito, rispetto a Mezzaroma ha parecchia esperienza e sa bene che il pallone è tondo e non quadrato. Lotito sa bene che non sempre si possono aggiustare le cose in corsa, che la parola programmazione non può lasciare il posto all’improvvisazione ma soprattutto che il risparmio non è mai guadagno. 20 punti in 21 gare rappresentano un ruolino di marcia di retrocessione. E se gli alibi sono dei perdenti, come ama ripetere Torrente perchè Lotito giustifica il fallimento della prima parte del campionato con infortuni, squalifiche arbitraggi e chi più ne ha più ne metta? La Salernitana è masochista, ama soffrire, farsi del male. Solo qualche mese a Salerno era ritornato l’entusiasmo la voglia di andare allo stadio, di condividere un progetto sportivo che sembrava ancorato su basi solide e durature.

Oggi invece ritroviamo la Salernitana quasi in fondo alla classifica, capace di distribuire punti a destra e a manca, incapace di reagire, vittima di contraddizioni e di scelte sbagliate a cominciare dalla porta dove per una manciata di euro si è perso un portiere, Gori che a Salerno aveva dato non poche garanzie. Salernitana piombata in piena zona retrocessione con il trillo d’allarme del rischio retrocessione che nessuno avrebbe voluto vivere. Lotito masochista perché poteva dare la scossa cambiando l’allenatore e non l’ha fatto, perché poteva utilizzare i giovani della Lazio per tamponare le falle al centro della difesa o i suoi agganci con altre piazze per poter mettere una toppa ai buchi in organico.

Non lo ha fatto o non lo ha voluto fare ed ecco che si sprofonda perchè se la classifica è meno brutta di come appare è vero anche che il patrimonio di entusiasmo è bello che finito ed ora alla necessità di vincere e fare punti si aggiunge, inevitabilmente la paura di non farcela con un allenatore in confusione perchè la scelta di mandare in campo a Como l’evanescente Troianiello tenendo in panca Donnarumma già varrebbe il biglietto d’esonero per il mister di Cetara. Sia ben chiaro, la società fa quel che vuole, però – in questo caso – la società rappresenta una città. E, nel rispetto di una città che non vuole retrocedere, deve provare a salvarsi facendo tutto il possibile per evitare altre mortificazioni.

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