“Fondamentalmente c’è stato chiesto di produrre tre cose: un segnale di operatività sull’annosa vicenda delle eco balle; un aggiornamento del piano di gestione dei rifiuti secondo le linee guida che la nuova Amministrazione ha approvato nell’agosto del 2015 e che modifica l’impostazione, anche culturale, del precedente piano di gestione dei rifiuti perché abbiamo previsto di rinunciare agli impianti di termovalorizzazione e di puntare essenzialmente sulla raccolta differenziata degli impianti di compostaggio; la terza questione è un assetto ordinamentale del ciclo di gestione dei rifiuti che dimostrasse un cambio di passo” – ha proseguito l’esponente della Giunta De Luca – che ha sottolineato: “è evidente che le ragioni di una condanna riguardano una perdurante non autosufficienza del ciclo di gestione dei rifiuti in ambito regionale e su queste sono state prodotte varie buone intenzioni, da ultimo è stata anche approvata una legge regionale nel 2014 che non ha avuto applicazione”. Bonavitacola ha, quindi, evidenziato che “questa legge vuole recepire nell’ordinamento regionale i principi dell’Unione Europea ed attuarli: i principi della riduzione alla fonte della produzione dei rifiuti, del riuso, del recupero energetico, l’adesione della Regione Campania alla cultura della cosiddetta economia circolare che è una visione del processo produttivo tesa ad incentivare, attraverso l’impiego dei fondi europei, la ricerca scientifica e le attività produttive che privilegiano beni di consumo umano che sono già ideati all’origine per poter essere riutilizzati. È una legge ispirata da principi aderenti alle visioni più avanzate e alla cultura europea in questo campo”. Quanto all’assetto ordinamentale, Bonavitacola ha sottolineato che “vanno conciliati i due principi della rappresentanza, sempre, e della democrazia che funziona, capace di assumere decisioni. Puntiamo su un assetto ordinamentale che concilia questi due principi in una dimensione di certezza giuridica: i 5 ambiti territoriali coincidenti con i territori delle 5 Province sono consorzi obbligatori di funzioni che discendono dalla cultura dell’autonomia locale sancita dal decreto legislativo 267 del 2000 e, in una forma associativa certa, con organi di governo snelli che adottano decisioni perché hanno la competenza e il potere di farlo. Prevediamo anche un’articolazione degli ambiti provinciali, un’articolazione non di governo perché l’ente di governo è l’Ato, ma un’articolazione delle forme di gestione del servizio o dei suoi segmenti”.
Bonavitacola ha anche sottolineato “l’impianto del ddl è migliorabile, così come la Commissione ha fatto sulla legge di riordino del servizio idrico integrato, che è uscita dalla Commissione e poi dal Consiglio regionale molto migliorata rispetto al disegno di legge originario” esprimendo rammarico per la stretta tempistica che è dovuta alla scadenza della condanna della Corte di Giustizia europea e non certamente a una volontà di forzare o di strozzare il dibattito. “Abbiamo fatto il possibile naturalmente per portare all’esame della Commissione la legge in condizione da poter fare un lavoro utile – ha concluso – e credo che con l’impegno di tutti e assumendo questa come una scadenza un po’ straordinaria, quindi anche con sedute impegnative, nonostante la ristrettezza dei tempi possiamo arrivare ad un risultato finale soddisfacente”.