Ora la battaglia di Emaniele Fiano, deputato Pd che ha avuto la “geniale” idea di provare a negare agli italiani il diritto di tenere un calendario del fascismo in casa, dovrà necessariamente trasformarsi in qualcosa di più grande. Più precisamente, dovrà abbattere una montagna. Oppure processare e condannare il boscaiolo. Sì, perché il valente Fiano non ha pensato che oltre alle bottiglie di vino “nero” con la scritta “barcollo ma non mollo”, il Ventennio ha lasciato all’Italia qualcosa che difficilmente si può nascondere. E non parliamo solo dell’architettura, della cultura, delle sedi delle Poste Italiane, dell’Eur, di Cinecittà, di Latina, di Ansedonia, dell’Inps e di tante altre cose.
Tra i lasciti del benemerito, c’è anche il Monte Giano alle porte di Rieti. Non che l’abbia formato il Duce, per carità, a quello c’ha pensato la natura. Ma sulla cima della montagna campeggia da decenni ormai la scritta DVX, composta da 20mila abeti. Tre semplici lettere che “dominano” Roma dal 1939. E che una legge regionale del 1998 salvò dalla deforestazione.
Da scritta celebrativa si è trasformata in monumento. Una cosa, insomma, che i turisti vengono a vedere. Come l’obelisco di Mussolini di fronte allo Stadio Olimpico di Roma. Quello, per intenderci, che qualche tempo fa Laura Boldrini propose di abbattere. Boldrini e Fiano, coppia d’oro. Armati contro ogni cosa ricordi anche lontanamente gli anni del Ventennio, le camicie nere con il fez in testa.
Ora, però, dovranno vedersela con una montagna. Già ce li immaginiamo, sega a motore in mano, trasformarsi in boscaioli. Non c’è altra soluzione per eliminare la scritta. Perché essendo riconosciuta come patrimonio artistico e monumento naturale, non c’è nessun nostalgico artista da dover ammanettare. L’onorevole Fiano dovrà farsene una ragione e mentre in auto arriverà a Roma, per non vederla, sarà costretto a voltare lo sguardo da un’altra parte. E magari ricordare che l’Italia, volenti o nolenti, un giorno è stata fascista. È storia, non apologia. Non c’è niente di più sciocco di chi, ancora, non riesce a guardare con occhio disinteressato quegli anni. Descrivendo – se volete – le sciocchezze del Duce, ma sottolineandone anche i (tanti) meriti amministrativi.
Fonte IlGiornale.it