“Innanzitutto non alla città ed alla provincia di Salerno, che vengono private di un’importante istituzione territoriale e della capacità di decidere del futuro del maggiore sistema imprenditoriale ed occupazionale intorno al quale ruota il water front della città capoluogo e la vocazione alla internazionalizzazione; certamente non giova al porto stesso che vede messo in discussione il proprio modello di eccellenti pratiche gestionali, amministrative ed operative; non alle aziende esportatrici del territorio campano e meridionale che hanno contato fino ad oggi sulla disponibilità di un competitivo gateway salernitano verso i mercati del mondo”.
“Infine, non giova neanche alla Campania che si ritrova depotenziata sul fronte mare, passando da due ad una sola Autorità Portuale, mentre, invece, Liguria, Puglia, Sicilia sono riuscite a mantenerne operative due. Né gli accorpamenti hanno alcuna rilevanza rispetto alla soluzione delle vere problematiche della portualità del Paese”.
“Abbiamo assunto in merito agli accorpamenti – dice Gallozzi – molte iniziative a difesa del lavoro svolto negli anni da noi, da tanti altri colleghi operatori del porto di Salerno, da tutti i lavoratori dello scalo, dalla parte istituzionale. Ma, tranne qualche lodevole e rara iniziativa, attorno a noi il silenzio sull’argomento è stato troppo forte, da parte delle Istituzioni ed anche da parte dei sindacati. Adesso continuiamo a fare come sempre il nostro lavoro sulla base dei criteri della competitività alla ricerca di nuovi orizzonti di crescita. Non è nemmeno il caso di sottolineare che l’intera comunità portuale salernitana vigilerà e tutelerà con determinazione le proprie prerogative virtuose sperimentate con successo anche negli ultimi decenni”.