La gravidanza ottenuta da fecondazione assistita, andava perfettamente bene quando alla 24° settimana è giunta la terribile notizia che uno dei due gemelli era morto in utero. La gravidanza è stata monitorizzata accuratamente dal dottore Raffaele Petta,Direttore del Reparto di “Gravidanza a rischio” del “Ruggi”e benchè uno dei due gemelli era morto in utero, la mamma ha partorito Emilia senza problemi particolari quattro mesi dopo.
Hanno assistito il parto il dottore Raffaele Petta coadiuvato dalla dottoressa Lia Musone , dal dottore Bruno Arduino e dalla ostetrica Giovanna La Rocca. All’intervento ha preso parte anche il dottore Cosimo Mazzei, chirurgo generale, perché durante l’intervento era stato leso l’intestino a seguito di una precedente peritonite.L’anestesia è stata condotta dalla dottoressa Flora Minichino.
“La gestione di queste gravidanze è complessa in quanto prevede il management sia dell’aspetto squisitamente medico, poichè si possono avere gravi problemi per la mamma e per il feto sopravvissuto,che di quello psicologico perché sapere di portare in grembo un figlio morto genera ovviamente uno stato psicologico particolarmente delicato nella mamma.. Inoltre ci ripromettiamo con il professore Giangennaro Coppola di studiare a distanza gli effetti psicologici del gemello sopravissuto che ha convissuto per tanto tempo in utero con il fratellino morto. Questo comunque non è l’unico caso che abbiamo trattato.
Recentemente il Reparto di ”Gravidanza a rischio” del “ Ruggi” ha gestito una gravidanza gemellare (monocoriale-monoamniotica) con due gemelli in un solo sacco ed una sola placenta, di cui uno affetto da una gravissima malformazione riscontrata alla 21° settimana. I genitori, grazie alla collaborazione tra il Personale del “ Ruggi” ed in particolare del dottore Giorgio Colarieti e l’equipe del dottore Nicola Persico e la dottoressa Isabella Fabietti della Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano, oggi abbracciano tra le loro mani una bellissima bambina.
Questo tipo di gravidanza si porta a termine intorno alla 32 a settimana, ma grazie al monitoraggio continuo della gravidanza si è potuto arrivare con un feto in condizioni ottimali alla 38° settimana, riducendo al minimo la permanenza della bimba nel Reparto Terapia Intensiva Neonatale diretto dalla dottoressa Graziella Corbo.” afferma il dottore Raffaele Petta, Direttore del Reparto di “Gravidanza a rischio”
La signora Moccia dichiara “ Voglio ringraziare pubblicamente il Personale medico e paramedico della “Gravidanza a rischio” che ha contribuito a risolvere la grave patologia di cui ero affetta e se oggi posso raccontare serenamente quanto mi è accaduto è grazie alla loro competenza e professionalità. Un ringraziamento particolare al Direttore Generale, dottore Vincenzo Viggiani, al Direttore Sanitario,dottore Angelo Gerbasio ed al dottore Salvatore Guetta,Direttore Amministrativo del “ Ruggi”per il loro impegno a stare vicini al Reparto di “ Gravidanza a rischio” riconosciuto come riferimento della Sanità Ospedaliera Pubblica Provinciale, Regionale ed ormai anche Nazionale”.