Per i governati di oggi, le diagnosi sono quattro:
- è colpa dei politici (populismo);
- è colpa della democrazia (tecnocrazia);
- è colpa della democrazia rappresentativa (democrazia diretta);
- è colpa della democrazia rappresentativa elettiva (democrazia partecipativa o deliberativa).
L’autore, dopo aver discusso tutte e quattro le diagnosi, ed aver evidenziato per ciascuna di esse criticità positive e negative, sembra compiere un vero e proprio azzardo, relativo ad una proposta di risoluzione della crisi di efficienza e di legittimità degli odierni sistemi politici. Pressato, a suo giudizio, da una questione divenuta urgentissima, egli così conclude:
“Stiamo distruggendo la nostra democrazia limitandola alle elezioni, quando in realtà le elezioni stesse non sono state inventate come uno strumento democratico (n.d.r.: d’accordo con Canfora, anche Van Reybrouck parla dell’elezione come di un moderno meccanismo “re(-)pubblicano” – la divisione del termine prefissato è mia – appannaggio di un capo o una classe dominante). Ecco in una sola frase, la tesi che ho sviluppato nei tre primi capitoli di questo saggio. Nel quarto ho esaminato come il sorteggio, procedura storicamente molto più democratica, potrebbe essere reintrodotto ai giorni nostri” (n.d.r.: la sottolineatura è mia). In ogni caso, una procedura elementare in tutti i sensi, ovvero il sorteggio, che si accompagnerebbe ad uno schema rappresentativo di tipo elettivo, così come dalla fine del secolo scorso tipico dei modelli cosiddetti di democrazia partecipativa o democrazia deliberativa.
Angelo Giubileo
(Parte V – continua)
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