Attualmente, stanno bene”. Il virus – che genera malformazioni nei neonati – ha colpito 22 Paesi in America Latina e la Gran Bretagna (con 3 casi segnalati).
L’infezione da virus Zika generalmente provoca sintomi lievi come febbre, malessere, cefalea, dolori muscolari e articolari. Tuttavia, se contratta in gravidanza, potrebbe avere serie ripercussioni sulla salute del bambino. Recentemente, le autorità sanitarie brasiliane hanno infatti riscontrato un aumento dei casi di microcefalia tra i figli delle donne che sono state infettate dal virus Zika mentre erano incinte.
La microcefalia è una rara malformazione neurologica, che comporta lo sviluppo ridotto del volume del cervello e della circonferenza cranica. Diversi esperti ritengono che tra le due patologie potrebbe esserci un legame, ma sono necessarie ulteriori indagini per averne la conferma.
Ma cos’è il virus Zika? Si tratta di un agente patogeno trasmesso dalle zanzare Aedes, scoperto per la prima volta nel 1947, nell’organismo di alcune scimmie ugandesi. Successivamente, nel 1952, è stato individuato anche nell’uomo in Uganda e Tanzania. È diffuso soprattutto in Africa, nelle Americhe, in Asia e nelle regioni del Pacifico meridionale.
Sintomi – L’infezione da virus Zika provoca disturbi simili a quelli determinati da altre malattie infettive, come la dengue. In particolare, causa febbre, eruzioni cutanee, congiuntivite, dolori muscolari e articolari, malessere e cefalea. Questi sintomi sono generalmente lievi, compaiono tra i 3 e i 12 giorni dopo la puntura e durano da 2 giorni a una settimana. Una persona su quattro, dopo essere stata infettata, non sviluppa alcuna sintomatologia.
Trasmissione – Il virus Zika viene trasmesso agli umani dalla puntura delle zanzare Aedes aegypti e Aedes albopictus. Al genere Aedes appartengono anche gli insetti responsabili della trasmissione di dengue, chikungunya e febbre gialla.
Diagnosi – Il virus Zika viene individuato attraverso l’impiego del metodo diagnostico Prc (polymerase chain reaction), anche chiamato “reazione a catena della polimerasi”.
Diffusione – Diversi focolai del virus sono stati riscontrati tra il 2007 e il 2013 nel Pacifico meridionale, in particolare Polinesia francese e Yap (Micronesia). Nel 2015 sono state rinvenute nuove infezioni a Capo Verde (in Africa), in Brasile e in Colombia. Inoltre, oltre 13 paesi del continente americano hanno riportato infezioni virali sporadiche.
Prevenzione – Attualmente non sono disponibili vaccini contro la malattia. Le principali misure preventive consistono nella lotta alle zanzare. A chi abita o si reca nei paesi tropicali si consiglia di utilizzare repellenti per insetti e barriere fisiche quali schermi, porte e finestre chiuse. Sarebbe opportuno, inoltre, dormire sotto le zanzariere. Quando si esce si può cercare di proteggersi indossando abiti, preferibilmente di colore chiaro, che coprano gran parte della superficie del corpo. Gli esperti suggeriscono, poi, di prevenire l’arrivo delle zanzare facendo attenzione a svuotare, pulire o coprire i contenitori che potrebbero raccogliere acqua, come secchi e fioriere. In questi recipienti, infatti, potrebbe gli insetti potrebbe prolificare rapidamente. Infine, in caso di epidemia, le autorità sanitarie possono consigliare di ricorrere agli insetticidi.
Trattamento – Generalmente l’infezione risulta lieve e non richiede trattamenti specifici. Ai malati si consiglia do restare a riposo, bere molti liquidi e curare il dolore e la febbre con farmaci comuni. Se i sintomi peggiorano, occorre rivolgersi al medico.