Insieme ad altre azioni in corso, il decreto punta sulla competitività dei nostri porti e sostiene il ruolo dell’Italia, attraversata da quattro corridoi ferroviari Ten-t, come hub nel Mediterraneo e piattaforma logistica europea.
La semplificazione delle procedure per facilitare il transito di merci e passeggeri, la promozione di centri decisionali strategici rispetto all’attività di porti in aree omogenee, la riorganizzazione amministrativa, il coordinamento centrale del Ministero sono i princìpi centrali del decreto…
I porti italiani vengono riorganizzati in 15 Autorità di sistema portuale, centri decisionali strategici con sedi nelle realtà maggiori, ovvero nei porti definiti core dalla Comunità Europea. Le sedi di Autorità di sistema portuale sono: Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli, Palermo, Catania, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. Il decreto prevede che alle nuove Autorità di sistema portuale faranno riferimento 54 Porti di rilevanza nazionale.”
Tale decreto, apparentemente, penalizzerebbe il nostro territorio che nel corso degli anni ha visto crescere in modo assai significativo la propria realtà portuale. Importanti operatori internazionali, difatti, hanno preferito, e per molte ragioni, il nostro scalo ad altri per i propri traffici, sia merci che crocieristici; dando così un forte impulso alla economia complessiva della intera comunità salernitana e contribuendo a consolidare la infrastruttura del capoluogo quale prima realtà produttiva della provincia.
Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità Portuale di Salerno, per tali risultati e per i lusinghieri trascorsi, avrebbe le carte in regola per proseguire il suo impegno alla guida del nuovo organismo. E’ auspicabile che vi sia una “premialiatà” al merito, riconosciuto pure in Europa, sin’ora dimostrato a mare aperto.
Anche alla corposa e composita comunità marittima di Napoli – la cui Autorità è da tempo commissariata – potrebbe risultare proficuo provare ad utilizzare un metodo di lavoro che qui, e non senza incontrare difficoltà, ha prodotto frutti eccellenti e rilanciato una infrastruttura, certo non esteticamente affascinante, ma che solo venti anni fa si riteneva inadeguata al punto da invocarne, da diverse parti ed in più sedi istituzionali, la delocalizzazione.
Naturalmente, sono scelte che matureranno altrove, ma che – al di là di un pizzico di sano campanilismo – spero considerino la salvaguardia dello status quo e la incentivazione della occupazione e del sistema produttivo locale, favorendo ulteriori occasioni di sviluppo e di crescita, il cui riverbero sarebbe di evidente beneficio per tutti.
editoriale a cura di Tony Ardito, giornalista