Nelle udienze dibattimentali don Nunzio dovrà spiegare la natura di quei prestiti fatti alla sua commercialista e ad un medico che aveva sposato una sua nipote: nel primo caso si tratta di 40mila euro, che il sacerdote avrebbe prestato alla commercialista per aiutarne il compagno; nel secondo caso, si tratterebbe di circa 20mila euro dati ad un medico, soldi sui quali Scarano avrebbe fatto maturare un interesse, seppure limitato. C’è poi da chiarire la circostanza di alcune rimesse ad una società gestita da Massimo Marcianò (vecchio amico di Scarano ed oggi suo accusatore) che sarebbero confluite su conti ufficialmente per sostenere eventi organizzati dallo stesso Marcianò.
La difesa di don Nunzio sostiene la tesi del mutuo da ripianare e del sostegno che le persone coinvolte avrebbero dato al monsignore per farlo rientrare dal debito. L’accusa non ci crede e pensa che Scarano avesse prestato i soldi agendo come una banca e addirittura facendo maturare interessi configurando l’ipotesi usuraria. Tant’è che i circa tremila euro di interessi maturati sono già finiti sotto sequestro.
Fonte LIRATV