I pubblici ministeri Cantarella e Valenti avevano sottoposto al giudice per le indagini preliminari la necessità di applicare misure cautelari nei confronti di tecnici comunali ed imprenditori.
Misure, dodici in tutto (esclusi, dunque, i politici – per loro l’accusa è di falso in atto pubblico), che sarebbero cadute perchè mancherebbe il pericolo della reiterazione del reato o perchè non ci sarebbero riscontri su ulteriori appalti anomali per i costruttori finiti sotto la lente della magistratura inquirente. Come scrive Le Cronache oggi in edicola.
I fatti risalirebbero a qualche mese fa e la Procura non avrebbe presentato appello. Ci sarebbero, difatti, altri accertamenti in corso. Nelle carte dell’inchiesta ci sono intercettazioni telefoniche che confermerebbero le tesi accusatorie. Intercettazioni nel corso delle quali tecnici e imprenditori definirebbero i prezzi dei materiali da sottoscrivere nei preventivi e le tipologie di interventi da fare.
L’inchiesta – scrive La Città oggi in edicola – parte dalla variante da più di otto milioni di euro, in favore della Esa costruzioni, poi fallita, che stava costruendo la piazza. Variante motivata con insorgenza di una “sorpresa geologica”, spiegando che la falda acquifera era risultata più alta del previsto. Secondo gli inquirenti gli stati di avanzamento e la variante non erano altro che la necessità di riparare ad un errore in fase progettuale. Un errore che, in questo modo, sarebbe ricaduto sulle spalle dei contribuenti e non sugli effettivi responsabili.
Oltre a Vincenzo De Luca sono indagati i componenti della giunta di allora (Eva Avossa, Alfonso Bonaiuto, Gerardo Calabrese, Luca Cascone, Domenico De Maio, Augusto De Pascale, Aniello Fiore, Ermanno Guerra, Vincenzo Maraio, Franco Picarone), il tecnico Alberto Di Lorenzo e, per la sola ipotesi di reato di fatturazioni fittizie, Mario Del Mese e Vincenzo Lamberti della Ifil.