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Che cos’è la democrazia (o del governo dei rapporti economici) di Angelo Giubileo

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Una conclusione per non concludere. Scrive ancora Van Reybrouck: “In questi ultimi anni, una parte cospicua del potere dei parlamenti nazionali è stata trasferita a delle istituzioni transnazionali coma la Banca centrale europea, la Commissione europea, la Banca mondiale e l’Fmi. Non essendo eletti democraticamente, questi organismi portano a una tecnocratizzazione considerevole del processo decisionale”.

Tutto ciò è accaduto e accade. E’ questo, ciò che accade. E quindi, oggi, è solo e prettamente diquesto che bisognerebbe più discutere. Tutto il resto è: utopìa (Voce dell’Enciclopedia Treccani: “dal nome fittizio di un paese ideale, coniato da Tommaso Moro nel suo famoso libro Libellus … de optimo reipublicae statu deque nova Insula Utopia (1516), con le voci greche ou ‘non’ etopos ‘luogo’; quindi ‘luogo che non esiste’”). Ogni pura astrazione e fuga dalla realtà impedisce, infatti, di fare i conti con i destini delle nuove democrazie inscritti nel nuovo processo globale (oglobalizzazione) in atto. Ad esempio, questo vuol dire che – se appartenente all’Unione europea – ogni stato non è più riferimento per se stesso, ogni cittadino di ogni stato-membro è essenzialmente cittadino dell’Unione.

Egli stesso, in quanto individuo, ne assume la cittadinanza perché ritenuto “libero” all’interno dei confini del corrispondente territorio di appartenenza. Ad egli stesso, in quanto cittadino europeo, è attribuito anche un potere di elezione; che deve però tenere conto necessariamente della complessità della nuova organizzazione comunitaria e del nuovo mondo, globale, nel quale viviamo. Al di fuori dei confini del corrispondente territorio, c’è l’altro. L’extracomunitario, chiunque esso sia e a qualunque altro stato o comunità internazionale appartenga o, se a-polide (dal greco, senza città), dal quale provenga: statunitense, russo, cinese, giapponese, australiano, senegalese o altroche sia. Altro che scontro tra libertà e democrazia. I processi di formazione e consolidamento di ogni democrazia sono per loro stessa natura instabili ed hanno continuamente bisogno sia di sostegni che di correttivi adeguati. Ma, nel corso di questi stessi processi, libertà e democrazia, come si suole dire, camminano a braccetto.

Credo proprio che Aristotele avrebbe definito democratico anche il sistema politico che è nato in Europa e che rischia di cedere e di franare sotto il peso dell’egoismo dei singoli stati membri che non vogliono farne parte a pieno titolo o non vorrebbero più farne parte. E cioè, vorrebbero starne fuori. Fuori dai confini, oltre i quali vivevano un tempo i barbari (oi barbaroi).

(Parte VI – fine)

Angelo Giubileo

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