Vincenzo Torrente ha finito col pagare per gli errori di valutazione commessi da lui, ma contestualmente anche dalla società, in primis da Lotito e Mezzaroma. Nonostante la vittoria con largo anticipo del campionato lo scorso anno, per l’ennesima volta il club granata non è riuscito a dare vita ad un progetto anche a medio termine, mettendo tutti, direttore sportivo e area tecnica, in condizione di poter lavorare al meglio. Torrente paga per le scelte societarie, ma paga anche per le sue di scelte, perchè se è pur vero che al tecnico qualche attenuante va concessa è altrettanto vero che il trainer di Cetara non è a sua volta esente da colpe.
Gli infortuni in difesa, soprattutto quelli dei centrali, hanno condizionato in alcuni casi le sue decisioni, ma nello stesso tempo si sono verificate situazioni gestite non proprio nel migliore dei modi: da alcune scelte tattiche non adeguate alle caratteristiche dei giocatori disponibili in quelle circostanze, dalla decisione di impiegare uomini fuori ruolo pur di non concedere altre chance ad altri (vedi il caso Pollace), per non parlare poi dell’ostinazione nel voler sempre puntare anche su chi palesemente aveva necessità di fermarsi, anche solo per recuperare mentalmente per ritrovare stimoli e motivazioni (vedi Gabionetta).
Ironia della sorte è stata proprio la prestazione del sudamericano ad influire su quella sconfitta che alla fine è costata la sua panchina e sulla quale lo stesso tecnico aveva puntato l’indice a fine gara. Torrente, insomma, ha finito con il pagare per la sua testardaggine e per non aver saputo trasferire, a detta di Lotito, quella grinta necessaria, che si era vista ad esempio in campo contro il Brescia, quando a parlare con la squadra e caricarla era stato il co-patron granata.
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