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Immigrazione, la ricetta di Piero De Luca

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L’ Avvocato Piero De Luca, referendario presso la Corte di Giustizia dell’ Unione Europea, ha aperto i lavori del convegno “Europa e Mezzogiorno tra identità e nuove culture-La difficile sfida del Governo dell’ accoglienza” che si è svolto nel pomeriggio di ieri,  venerdi’ 5 febbraio, nel salone Bottiglieri di Palazzo Sant’Agostino a Salerno.

“  Il tema al centro del convegno di oggi pomeriggio è di assoluta attualità, e non è semplice affrontarlo dalla prospettiva europea, in un momento storico in cui tutti gli occhi sono puntati proprio contro l’Europa per le sue reali o presunte inefficienze-ha esordito Piero De Luca- La gestione del fenomeno migratorio in ambito comunitario impone di affrontare politicamente tre aspetti diversi tra loro.

 

Anzitutto, il problema della protezione delle frontiere esterne da arrivi illegittimi, e quindi la prevenzione e il contrasto rafforzato dell’immigrazione illegale e delle reti di trafficanti. Poi, la tematica relativa al cosiddetto “governo dell’accoglienza”, ossia alla gestione efficace dei flussi di migranti che giungono sui territori degli Stati membri e all’equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi trattenuti nei centri di accoglienza. Infine, la problematica legata ad un aspetto di carattere sociale e politico di cui si parla troppo poco ma che si rivela essenziale per il futuro dell’Europa, ossia l’integrazione nelle nostre società dei tanti migranti che sono entrati regolarmente o che soggiornano legalmente nei vari Stati membri perché hanno ottenuto lo status di rifugiati o altra protezione internazionale.

In tutti questi ambiti-ha proseguito Piero De Luca- il bilancio delle azioni che l’Unione ha messo in campo negli ultimi anni è stato obiettivamente fallimentare. Il nostro Paese è stato a lungo lasciato da solo a presidiare le proprie coste, ma anche a curarsi dell’accoglienza, dell’identificazione, delle domande di asilo e eventualmente del rimpatrio degli oltre 320 000 migranti che sono giunti dal Mediterraneo negli ultimi due anni.  In questo quadro, sono ampiamente condivisibili le battaglie che il Governo sta portando avanti con i partner europei per ottenere un sostegno concreto nella gestione comune ed integrata di un fenomeno di proporzioni epiche che rischia di mettere a dura prova la tenuta politica e sociale delle nostre comunità.

D’altro canto, la soluzione delle problematiche sopra citate non può consistere nell’abbandonare al loro destino i Paesi in difficoltà, chiudendo le frontiere o ergendo muri e barriere. L’idea di Europa unita e solidale che abbiamo non può permettersi deroghe generalizzate e sistematiche alle regole di Schengen, a meno di non voler minare l’essenza stessa e il simbolo più forte dell’integrazione europea e della fiducia reciproca tra i popoli e i governi continentali, su cui si fondava il progetto di Altiero Spinelli degli Stati Uniti di Europa rievocato qualche giorno fa anche dal Premier Renzi a Ventotene.

Un’Europa seria e responsabile-ha concluso Piero De Luca-deve invece porre rimedio anzitutto a norme e procedure ormai anacronistiche quali quelle del Sistema di Dublino, che fanno ricadere solo sugli Stati di primo arrivo l’onere di analizzare le domande di asilo e farsi carico della successiva accoglienza dei rifugiati, concretizzando così gli accordi (finora lettera morta) sulla ripartizione per quote dei rifugiati (dovevano esserne trasferiti 160 000 dall’Italia e dalla Grecia, ma solo un centinaio sono stati finora redistribuiti).

Ma deve poi decidersi anche a realizzare in Italia e in Grecia i famosi hotspots europei, per una gestione finalmente condivisa dell’accoglienza, dell’identificazione e dei rimpatri. Infine, dovrà inaugurare una grande stagione di azioni mirate a rafforzare il grado di integrazione sociale e culturale di tutti i cittadini extra UE che soggiornano legalmente negli Stati membri, esigendo però al contempo estremo rigore e massimo rispetto per i nostri diritti fondamentali e i nostri valori di democrazia, tolleranza, laicità dello Stato, libertà di espressione e religione, non discriminazione e rispetto delle minoranze.Non vedo altro modo per continuare a coltivare un processo di integrazione europea che si ispiri davvero al motto “uniti nella diversità” e rilanci il progetto di un’Europa che sia punto di riferimento politico e culturale nel mediterraneo e nel panorama internazionale”

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