E inoltre, per quanto rilevato sul piano reddituale, rilevare analogamente come – grazie ai due fattori principali di questi cambiamenti, e cioè la tecnologia e la globalizzazione – “l’obiettivo di dimezzare la percentuale di persone in condizioni di povertà estrema (con un reddito inferiore a 1,25 dollari al giorno) è stato conseguito con cinque anni di anticipo, nel 2010 …”, nonostante ancora “oltre un miliardo di persone vive in queste condizioni”.
Il Governatore, accanto a questo grave problema, ne sottolinea un altro, almeno serio ma forse maggiormente avvertito, che riguarda le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi. In proposito, tuttavia, egli evidenzia che “mentre le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi tra paesi si sono ridotte, quelle all’interno di ciascun paese si sono ampliate, tra il 1990 e il 2010, in due terzi dei casi per i quali sono disponibili dati”.
Il tema delle disuguaglianze di reddito rappresenta così il quadro di sviluppo dell’analisi che prosegue attraverso la disamina di due opposte tesi: del “ristagno secolare” – avanzata e sostenuta, credo per la prima volta in pubblico solo il mese scorso, anche dal ministro italiano dell’Economia Padoan – e, viceversa, la tesi in discussione della “crescita”.
La tesi del ristagno secolare origina negli anni Trenta ed è stata rielaborata di recente negli USA prima da Larry Summers e poi – in una versione che, mi azzardo a definire, sarebbe connaturata al necessario sviluppo dell’odierno progresso tecnologico – da Bob Gordon. Una tesi, tuttavia, che Visco giudica “al tempo stesso ardita e ingenua”, basata sul presupposto che “le grandi innovazioni generatrici di rilevanti incrementi di produttività sarebbero già state per la maggior parte inventate e sarebbe quindi inevitabile il ritorno a tassi più moderati di crescita”.
Una tesi, tuttavia, che ha per così dire un suo fascino, in quanto credo abbia un impatto maggiore su quella che si è soliti definire gente comune, tutti coloro cioè che non dispongono delle conoscenze dovute, sia pure almeno in parte. Ma, ammesso anche che sia così, in base all’esperienze comuni del passato, Visco è convinto che l’attuale rivoluzione tecnologica o digitale“sia ancora lontana dall’avere pienamente dispiegato i suoi effetti sulla produttività”. In proposito, egli parla dell’avvento di una “seconda età delle macchine”, con conseguente crescita e sviluppo in ambiti “quali la robotica, la genomica e la stessa intelligenza artificiale”.
Angelo Giubileo
(Seconda parte – continua)
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