Vittorio Abbate, giovane pittore paesaggista, cresce a Ravello e dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto d’arte Filiberto Menna di Salerno con l’indirizzo in Ceramica, si trasferisce a Napoli, città che è stata per lui perno fondamentale della sua formazione: qui infatti si laurea specializzandosi in Decorazione presso l’Accademia delle belle Arti e, contemporaneamente ai suoi studi accademici, frequenta la “In Form of Art”, scuola d’arte di altissimo pregio, dove per tre anni apprende tecniche di disegno ispirate a un modello di scuola -bottega di stampo rinascimentale.
Grande è l’arricchimento didattico, ma anche umano che, proprio qui, trae dall’incontro con il maestro Marco Chiuchiarelli, vero e proprio mentore del giovane artista grazie al quale matura la volontà di fare della pittura un mestiere e soprattutto uno stile di vita, attraverso cui comunicare con il mondo esterno. Se è vero che il percorso di un artista non si può delineare senza considerarne tutte le peculiarità sia dal punto di vista culturale che umano, quello di Vittorio non si potrebbe tracciare senza considerare gli incontri che il destino gli ha riservato. Importante quello con Julieta, la donna che diventerà sua moglie nel 2014, grazie alla quale nel 2011 conosce l’Argentina; qui lascia l’approccio accademico a cui era stilisticamente abituato per dedicarsi alla pittura en plein air, tecnica a lui ancora sconosciuta ma che lo entusiasma e attrae sin da subito.
Colpito dagli straordinari paesaggi argentini, ritorna in Italia desideroso di diventare con i suoi dipinti en plein air interprete attento e curioso della sua amata Costiera Amalfitana e inizia dunque con costanza a dipingere negli angoli della costiera, tra i vicoli della sua infanzia, trovando da subito riscontro e ammirazione. La vita di Vittorio continua ad essere costellata da incontri fortunati: nel 2012 incontra il carismatico Manuel Cargailero, famoso ceramista portoghese, amico e confidente poi, con cui il giovane artista collabora e recupera l’amore per la ceramica, mentre nel 2013 avviene l’incontro determinante con il già stimato e apprezzato Bryan Mark Taylor, maestro americano, ex docente dell’Accademy of Art University di San Francisco: colpito dall’abilità e il talento straordinari con cui il giovane maestro realizza e sintetizza forme e colore en plein air, Vittorio brama segretamente il sogno di diventare suo allievo.
Nel 2015 inaugura finalmente la sua prima mostra allestita nella sala Don Andrea Colavolpe ad Amalfi, dove una serie di opere che riprendono i paesaggi della Costiera Amalfitana parlano della sua storia: le esperienze lo hanno visto sin dall’inizio impegnato a rappresentare la realtà e gli angoli della Divina attraverso le lenti della sua sensibilità, che ha da subito trovato interesse e ammirazione da parte del pubblico spesso internazionale e dai gusti attenti.
A distanza di qualche anno l’odore che sento quando incontro Vittorio è quello del caffè che è solito prendere prima di iniziare un nuovo lavoro. Vittorio è innanzitutto un amico e mi racconta che sta per realizzare il suo sogno: partire per San Francisco per approfondire tramite le lezioni del maestro Bryan le tecniche della pittura en plein air. Mi confida che, laddove dove non si ha un talento spropositato, l’impegno e lo studio in pittura sono fondamentali e che il sacrificio di tanti anni verrà sicuramente ripagato dal fascino impareggiabile che si prova solo quando capisci che stai migliorando quotidianamente. Con umiltà mi confida che osservare è la prima vera forma di insegnamento e, visibilmente emozionato, si sente fortunato ad avviare questa avventura.
Sono passati ora tre mesi da quando Vittorio è partito e in una telefonata mi racconta della sua esperienza lì a San Francisco, mi parla della bellezza dei paesaggi, dei tramonti sulle baie e dei colori dell’oceano ma anche delle dure ore di lavoro nel seguire il maestro Bryan. Vittorio è entusiasta di aver conosciuto numerosi artisti di notevole spessore da cui ha attinto e imparato. “ Il confronto non mi spaventa. Imparare è un’esperienza esaltante”- continua soddisfatto, avvisandomi che sì, ce l’ha fatta e che sabato 27 Febbraio ha inaugurato una sua mostra personale a San Francisco, dove i protagonisti sono paesaggi e scorci californiani realizzati en plein air durante questi mesi.
“Ho cercato e voluto questa esperienza – si confida – e ora che manca poco ho la certezza che non potevo trovare maestro migliore sulla mia strada. Il suo modo di lavorare è serio, costante. Qui è tutto così veloce – continua – Per Bryan cinque minuti di pausa sono cinque minuti non dedicati alla sua pittura. Gli devo molto. Ho capito che dipingere en plein air non è altro che sintetizzare attraverso forme e colori la tua visione del mondo e comunicarla a chi la osserva. L’artista non è altro che un direttore d’orchestra e i suoi musicisti sono i colori, le linee, le prospettive, e la sinfonia finale è quella sintesi pittorica che senza un po’ di follia non risulterebbe mai perfetta.
E la musica mi fa pensare inevitabilmente alla mia Ravello che è sempre stata nei miei ricordi – racconta – E’ stato incredibile constatare quanti viaggiatori, quanti artisti conoscano le meraviglie della mia terra. Ho voglia di ritornare, ora posso aprire ancora di più gli occhi sulla mia pittura e la Costiera Amalfitana allenerà come sempre la mia fantasia. Ho sempre saputo di voler fare l’artista ma ora – dichiara timidamente – so di voler diventare un artista all’altezza di Ravello, territorio da sempre protagonista di energie creative e di grandi personalità”.
Vittorio è un esempio. Non si chiuderà mai irrisolto nella sua felpa chiedendosi se sta facendo la cosa giusta. Sa che il tempo è prezioso, e che non c’è tempo più perso di quello sprecato a cercare altrove risposte che esistono già dentro di noi. Poi la vita in maniera puntuale offre incontri e possibilità e bisogna essere bravi a farne tesoro.
Vittorio ci invita all’impegno ma anche a non voltare mai lo sguardo alle nostre vere passioni, perché sa che curarsene è l’unico modo per affrontare tutto il resto. Si sa, fare l’artista oggi se si è giovani è una condizione minacciata dalle urgenze della vita, e proprio per questo va difesa con forza, ma è anche vero che chi ha la fortuna di unire professione e talento ha il grande privilegio di poter rispondere alla domanda “Che fai?” con un “Chi sono” ed è una scommessa su cui puntare con coraggio, poiché alla lunga l’unico rischio che si corre è quello di essere felici. Veramente.